Semiramide
Nella precedente newsletter ci siamo lasciati con degli interrogativi:
“Cosa nascondeva la leggenda? Semiramide è esistita?”
Ora aggiungiamo: in caso affermativo, come e perché una donna, anche se regina, ha avuto tanta importanza nello spirito degli Antichi al punto di personificare, da sola, tutta la potenza e la gloria di un impero costruito da una lunga stirpe di re maschi?
Ora faremo un percorso di ricerca finalizzato a trovare le risposte a queste domande nella consapevolezza che, qualora le trovassimo, esse genereranno nuove domande e il viaggio continuerà. Come sempre!
Le sue origini
Semiramide è nata ad Ascalon, città fondata dai Filistei sulla costa mediterranea del paese al quale hanno lasciato il loro nome: la Palestina, che è il frutto degli amori consapevoli della dea Derceto, patrona di Ascalon, e di un bel giovane anonimo “che andava ad offrirle un sacrificio”. Presa da vergogna nel partorire, Derceto uccide il suo amante, abbandona il figlio “in un luogo deserto e roccioso”, poi si getta nel lago vicino al tempio, dove si trasforma subito in pesce. Fortunatamente, delle colombe, che nidificavano nei dintorni, si prendono cura del bambino, alcune riscaldandolo con le loro ali altre nutrendolo con imbeccate, prima di latte, poi di formaggio, rubate nelle capanne dei bovari. Dopo un certo tempo, i bovari scoprono quella bambina “di una eccelsa bellezza” e l’affidano al capo degli ovili reali, chiamato Simma, che l’alleva con molta cura e le dà il nome di Semiramide, nome che, secondo Diodoro, è una lieve alterazione della parola “colomba “nella lingua dei Siriani”.
(Jean Bottéro, George Roux – L’Oriente Antico)
Quanti si sono accorti della sovrapposizione della figura di Semiramide con quella di Ishtar?
Secondo Berosso, sacerdote di Marduk, il governo di Semiramide in Assiria avvenne dall’ 810 all’807 a.C.
Sebbene alcuni assiriologi abbiano avanzato dei dubbi su questa reggenza, l’ipotesi rimane a dir poco affascinante; così come “affascinante” e “bellissima” sono due aggettivi che si addicono sia a Semiramide che alla Suprema Ishtar.
Certamente si tratta di un’altra interpretazione della leggenda, che non è affatto incompatibile con quella di Semiramide-Sammuramat regina e guerriera, ma le conferisce una dimensione del tutto diversa. Ecco che, pur comportandosi come un essere umano, Semiramide incarnerebbe la maggiore divinità femminile del pantheon assiro, cioè Ishtar di Ninive.
Ishtar è essenzialmente la dea dell’amore, in particolare dell’amore carnale. Legata, certo, alla riproduzione in quanto ispiratrice e partner dell’uomo nell’atto sessuale, essa si distingue nettamente dalla dea-madre, dalla genitrice, che finirà col soppiantare. È la Donna per eccellenza, bella, desiderabile, «che ama il godimento e la gioia, è piena di seduzione, di fascino e di voluttà», come dice un bellissimo inno, ma anche volubile, perfida e soggetta a violente crisi di collera.
Non ha un vero sposo, tal quale a Semiramide, ma amanti, semi-dei, come Dumuzi-Tammuz, o umili mortali, che lei disprezza e presto respinge (Semiramide li fa sparire) mandandoli agli Inferi o trasformandoli in animali ripugnati.
Rappresentata nuda con i seni sostenuti dalle mani, è circondata da ierodule (prostitute sacre) che portano il suo nome (ishtaritu), e i dintorni dei suoi templi, dove si svolgono riti licenziosi, sono frequentati da cortigiane.
Ishtar, però, riveste anche un altro aspetto, all’apparenza radicalmente opposto: è la dea della guerra, «la coraggiosa», «la dama della battaglia e del combattimento», che cammina in testa agli eserciti, vola «come una rondine» al di sopra della mischia, conduce all’attacco e protegge il re che ha saputo meritare i suoi favori.
Questa Ishtar battagliera è rappresentata generalmente in piedi su un leone o su una leonessa, con l’arco in mano, o mentre brandisce il pugnale a lama curva.
La somiglianza tra questa divinità e la nostra Semiramide salta immediatamente agli occhi. È così che, sposando Semiramide, Ninos ha unito strettamente Ishtar a Ninive, città di cui era il regnante, mentre «la porta di Semiramide» a Babilonia, di cui parla Erodoto nelle sue Storie, non può essere altro che la celebre porta di Ishtar.
Non dimentichiamo, poi, che la dea d’Ascalon, Derceto, madre di Semiramide, non è che una variante locale di Atargatis o Astarte, nomi con i quali per lungo tempo si sono adorate in Fenicia come in Siria-Palestina, sia Ishtar, sia dee semitiche dell’Ovest molto vicine a lei, come Athar o Anat.
Questa storia ci ha già portato molto lontano, troppo lontano forse nel campo della fantasia. La nostra sola giustificazione è che…
…più si prende in considerazione quella diavolessa di Semiramide, più lei diventa affascinante!
(cfr.: Jean Bottéro, George Roux – L’Oriente Antico)