Ringrazio di cuore la gentile Dott.ssa Maria Pia Iurlaro, Direttore editoriale della POLIS NOTIZIE Network – WebTv, di Bari, per l’interesse ai miei studi e per il gradito invito a dialogare con lei in merito alle mie pubblicazioni edite dalla Drakon edizioni.
Quando…
“Quando ti senti triste…
Siediti e dai pacche alle tue gambe, ti ricorderà com’è il battito del tuo cuore.
Quando non capisci nulla…
Accendi una candela o un incenso, arriverà chiarezza alla tua anima.
Quando hai paura…
Entra in contatto con la natura, chiudi gli occhi e riceverai la tranquillità che emana dalla sua essenza.
Quando senti attaccamento…
Dillo al fuoco, è maestro a trasmutare stati d’animo.
Quando ti senti bloccato…
Parla con tua sorella acqua, lei sa di movimenti, scorre e non si aggrappa a nulla.
Quando i tuoi pensieri non ti lasciano mai…
Presta attenzione al tuo respiro, ti ricondurrà al momento presente.
Quando perdi la tua connessione…
Parla con te, con il tuo io superiore, lui ti ricorderà da dove vieni.
Quando senti i desideri di morire…
Parla con la terra, lei sa di rinascite.
Ma non sentirti mai solo.
Sei accompagnato dagli astri, dalla natura, dagli altri che usano un costume proprio come te per vivere su questa terra.
Connettiti con la natura.”
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Connettiti con il Cielo, connettiti con Tutto.
Connettiti con te.
Grazie Nimue
Le civiltà dei grandi fiumi
Perché queste civiltà, distanti anche migliaia di chilometri l’una dall’altra, sorsero tutte lungo grandi corsi d’acqua come il Nilo, il Tigri e l’Eufrate, il Giordano, l’Indo, il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro?
Innanzitutto, il fiume era un’enorme riserva d’acqua dolce, necessaria per bere, lavarsi, preparare i cibi.
Inoltre, la presenza d’acqua in abbondanza permetteva di coltivare la terra e allevare gli animali. Fu proprio per questi motivi che alcune popolazioni nomadi, che fino ad allora avevano vagato per quei territori alla continua ricerca di cibo, decisero di fermarsi e abitare stabilmente quelle zone. Nacquero così i primi villaggi e, in seguito, le prime città e i primi stati. Il fiume, inoltre, rappresentava una formidabile via di comunicazione, che venne sfruttata per spostarsi e scambiare i prodotti locali con quelli dei popoli vicini. Oltre allo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame, quindi, il fiume permise anche lo sviluppo delle prime forme di commercio.
Ebrei ispirati dai Sumeri
La scoperta di tradizioni identiche, ma antecedenti alla teologia israelita, dimostra l’ebreizzazione di antichi miti. “Tutte le leggende mesopotamiche circolavano anche nella terra di Canaan prima dell’invasione ebraica”, afferma nella sua indagine critica lo studioso E. Lipinsky.
Per dovere di cronaca storica, i Sumeri non possono aver influenzato gli Ebrei direttamente, molto semplicemente perché essi cessarono di esistere molto prima della comparsa degli Ebrei.
Ciò premesso, non c’è dubbio, però, che i Sumeri influenzarono profondamente i Cananei, che precedettero gli Ebrei in quella terra che divenne nota più tardi con il nome di Palestina, nonché, ovviamente, i loro vicini, come gli Assiri, i Babilonesi, gli Ittiti, gli Urriti e gli Aramaici.
Il resto è storia.
Lo gnosticismo
Riporto quanto pubblicato nell’anno 2007 nel sito acam.it, un contenuto che condivido e che, pertanto, desidero divulgare.
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Lo gnosticismo fu un movimento filosofico-religioso, molto articolato, la cui massima diffusione si ebbe nel II e III secolo dell’era cristiana. Il termine gnosticismo deriva dalla parola greca gnósis (γνῶσις), «conoscenza». Una definizione piuttosto parziale del movimento basata sull’etimologia della parola può essere: “dottrina della salvezza tramite la conoscenza”.
Mentre il giudaismo e il cristianesimo sostengono che l’anima raggiunge la salvezza attraverso la fede, le opere e la Grazia, per lo Gnosticismo la salvezza dell’anima può derivare soltanto dal possesso di una conoscenza quasi intuitiva dei misteri dell’universo e dal possesso di formule magiche indicative di quella conoscenza. Gli gnostici erano “persone che sapevano”, e la loro conoscenza li costituiva in una classe di esseri superiori, il cui status presente e futuro era sostanzialmente diverso da quello di coloro che, per qualsiasi ragione, non sapevano.
Una definizione più completa di gnosticismo potrebbe essere: “nome collettivo indicante un gran numero di sette panteistico-idealistiche fortemente diverse tra loro che sorsero da poco prima dell’Era cristiana al V secolo e che, prendendo in prestito la fraseologia ed alcuni dei dogmi delle principali religioni contemporanee, specialmente del cristianesimo, sostenevano che la materia fosse un deterioramento dello spirito e l’intero universo una depravazione della Divinità, ed insegnavano che il fine ultimo di ogni essere era il superamento della bassezza della materia ed il ritorno allo spirito Genitore, tale ritorno, sostenevano, era stato facilitato dall’apparizione di alcuni Salvatori inviati da Dio.”
Per quanto insoddisfacente possa sembrare questa definizione, l’oscurità, la molteplicità, e la confusione dei sistemi Gnostici permette difficilmente di formularne un’altra.
Le origini dello gnosticismo sono state per lungo tempo oggetto di controversia e sono tuttora un interessante soggetto di ricerca. Più queste origini vengono studiate, più sembra che le sue radici affondino in epoca precristiana. Mentre in precedenza lo Gnosticismo veniva considerato soprattutto una delle eresie del Cristianesimo, ora sembra, in modo inequivocabile, che le prime tracce di sistemi gnostici possono essere trovate già alcuni secoli prima dell’era cristiana.
Al quinto Congresso degli Orientalisti (Berlino 1882) Kessler fece notare il collegamento tra gnosis e religione babilonese, non la religione originale della Babilonia, ma la religione sincretistica che si sviluppò dopo la conquista della regione da parte di Ciro il Grande.
Sette anni più tardi F.W. Brandt pubblicò il suo “Mandiäische Religion” in cui descriveva la religione mandea. In tale opera l’autore dimostrò che questa religione è una forma così chiara di gnosticismo da essere prova che lo gnosticismo è esistito indipendente, ed anteriormente al Cristianesimo.
Molti studiosi, invece, hanno ricercato la fonte delle teorie gnostiche nel mondo ellenistico e, specialmente, nella città di Alessandria d’Egitto.
Nel 1880 Joel cercò di provare che l’origine di tutte le teorie gnostiche risiedeva in Platone. Anche se la tesi su Platone può essere considerata come una forzatura, l’influenza greca sulla nascita e sullo sviluppo dello gnosticismo non può essere negata. In ogni caso, che il pensiero Alessandrino abbia avuto qualche influenza almeno nello sviluppo dello gnosticismo cristiano è dimostrato dal fatto che la maggior parte della letteratura gnostica di cui siamo in possesso arriva da fonti egiziane (copte).
Anche se le origini dello gnosticismo sono ancora avvolte nell’oscurità, molta luce è stata fatta sulla questione grazie al lavoro combinato di molti studiosi. Lo gnosticismo, a prima vista, può apparire un mero sincretismo di tutti i sistemi religiosi dell’antichità (religioni misteriche, astrologia magica persiana, zoroastrismo, ermetismo, Kabbalah, filosofie ellenistiche, giudaismo alessandrino, cristianesimo dei primi secoli), ma, in realtà, ha una radice profonda, che ha assimilato in ogni substrato culturale ciò di cui aveva bisogno per la sua vita e per la sua crescita: il motivo portante di questa corrente di pensiero è il pessimismo filosofico e religioso.
Gli Gnostici, ad onor del vero, presero in prestito quasi completamente la loro terminologia dalle religioni esistenti, ma la usarono solamente per illustrare la loro grande idea del male insito nell’esistenza ed il dovere di fuggirlo con l’aiuto di incantesimi magici e di un Salvatore sovrumano. Qualunque cosa abbiano preso in prestito dalle altre religioni, sicuramente questa non fu il pessimismo. Questo pessimismo assoluto, questo piangere l’esistenza dell’intero universo come una corruzione ed una calamità, con una delirante insistente preghiera di essere liberati dal corpo tramite la morte e la speranza che, se solo le conoscessimo, potremmo, attraverso delle parole magiche, sopprimere gli effetti del corso di questa “maledetta” esistenza, è il fondamento di ogni pensiero gnostico.
Quando Ciro entrò a Babilonia nel 539 A.C., si incontrarono due grandi scuole di pensiero e iniziò il sincretismo religioso.
Il pensiero iraniano cominciò a mescolarsi con l’antica civiltà babilonese. L’idea della lotta titanica tra bene e male, che pervade l’universo in eterno, è l’idea da cui deriva il Mazdeismo, o dualismo iraniano.
Questo, e l’immaginata esistenza di innumerevoli spiriti intermedi, angeli e demoni, fu la spinta che fece superare le idee del Semitismo. D’altra parte la fiducia incrollabile nell’astrologia e la convinzione che il sistema planetario aveva un’influenza totale sugli affari di questo mondo si sviluppò proprio tra i Caldei.
La grandezza dei Sette (la Luna, Mercurio, Venere, Marte, il Sole, Giove, e Saturno), il sacro Hebdomad, simboleggiato per millenni dalle torri di Babilonia, non fu sminuito. In verità, essi cessarono di essere adorati come divinità, ma rimasero come arconti e dynameis, regole e poteri, la cui forza quasi irresistibile contrastava l’uomo.
Furono trasformati da dei a devas, spiriti cattivi. La religioni degli invasori e quella degli invasi si fusero in un compromesso: ogni anima, nella sua ascesa verso il buon Dio e la luce infinita dell’Ogdoad, doveva combattere contro l’avversa influenza del dio o degli dei dell’Hebdomad. Questa ascesa dell’anima attraverso le sfere planetarie fino al paradiso cominciò ad essere concepita come una lotta con poteri avversi, e divenne la prima e predominante linea dello Gnosticismo.
La seconda grande linea del pensiero gnostico fu la magia, il potere ex opere operato di nomi, suoni, gesti ed azioni. Queste formule magiche, che provocavano risate e disgusto ai non iniziati, non sono corruzioni più tarde della filosofia gnostica, ma una parte essenziale dello gnosticismo e furono osservate in tutte le forme di gnosticismo cristiano. Nessuna gnosis era completa senza la conoscenza delle formule che, una volta pronunciate, permettevano l’annullamento dei poteri ostili.
Lo gnosticismo entrò in contatto col giudaismo abbastanza presto. Considerando le forti, ben organizzate, ed estremamente colte colonie ebree nella valle dell’Eufrate, questo primo contatto col giudaismo è perfettamente naturale. Forse l’idea gnostica di un Redentore deriva proprio dalle speranze Messianiche ebree. Ma, fin dall’inizio, la concezione gnostica del Salvatore è più sovrumana di quella del giudaismo; il loro Manda d’Haye, o Soter, è una manifestazione immediata della Divinità, un Re della Luce, un Æon (Eone). Quando lo gnosticismo entrò in contatto con il cristianesimo, il che dovrebbe essere accaduto quasi immediatamente, esso si gettò con una strana rapidità sulle forme di pensiero cristiane, prese in prestito la sua terminologia, riconobbe Gesù come Salvatore del mondo, simulò i suoi sacramenti, pretese di essere una rivelazione esoterica di Cristo e dei Suoi Apostoli, sommerse il mondo con Vangeli apocrifi, Atti ed Apocalissi, per provare le sue tesi.
Man mano che il cristianesimo si sviluppava, lo gnosticismo cercava di spacciarsi per l’unica vera forma di cristianesimo, non idoneo per la volgare folla, ma sviluppato per i dotati e gli eletti. Per tale motivo i primi Padri dedicarono tutte le loro energie a combatterlo. Sebbene lo spirito dello gnosticismo è del tutto alieno rispetto a quello del cristianesimo, sembrava a coloro che lo guardavano superficialmente solo una modifica o addirittura un raffinamento di quello cristiano.
La gnosi ebbe come centri di maggiore fioritura soprattutto Alessandria d’Egitto e Roma. Un particolare impulso ebbe, negli ultimi secoli, in Siria ed in Egitto, grazie alla sua diffusione in ambienti monastici, attraverso le numerose correnti ascetiche.
Lo gnosticismo, comunque, ebbe i suoi rappresentanti più noti nei primi secoli dopo Cristo, con prominenti insegnanti come Marcione, Valentino e Basilide. Altri gnostici noti furono Cerinto, Carpocrate e Simon Mago con tutta la sua scuola. Anche quando la corrente principale e centralizzata della Chiesa Cattolica Romana divenne il corpo cristiano dominante e iniziò a sopprimere le idee cristiane alternative e il paganesimo, lo gnosticismo non svanì senza lasciar traccia, anche se Sant’Ireneo di Lione, Tertulliano e San Giustino Martire rimasero le uniche fonti di conoscenza fino al 1945, anno in cui furono scoperte nei pressi del villaggio di Al-Qasr 44 opere gnostiche.
Una delle conclusioni che si ricavano da Sant’Ireneo di Lione, dove per la prima volta appare il termine «gnostico», è che esistono tanti tipi di gnosticismo quante le persone che lo proclamano con una certa autorità.
Le idee gnostiche continuarono a riaffiorare a intervalli regolari, come dimostra l’apparizione di movimenti quali i Catari, i Bogomili e i Pauliciani.
Non si rilevano continuità tra lo gnosticismo e l’eresia catara medievale, sebbene ci siano notevoli affinità. Allo stesso modo i gruppi neo-gnostici del XIX secolo non possono vantare alcuna continuità con lo gnosticismo delle origini, tanto che spesso modificano, più o meno consapevolmente, le dottrine originarie. Ma esiste anche una setta di gnostici, che, isolandosi geograficamente, è giunta fino a noi in forma molto pura: i Mandei dell’Iraq meridionale.
In epoca contemporanea, a fianco di movimenti elitari che si richiamano alle correnti gnostiche del passato, non mancano tentativi di identificare caratteri gnostici in correnti di pensiero moderne: così nel nichilismo ed esistenzialismo con la mancanza di significato dell’esistenza terrena. Occorre precisare che lo gnosticismo, come filone di pensiero, attraversa tutta la storia della filosofia e che riemerge periodicamente con movimenti di pensiero, ortodossi ed eterodossi (secondo la Chiesa ufficiale). L’Ottocento, in particolare, vede la nascita di diversi movimenti di tipo religioso o para-religioso che si richiamano dichiaratamente allo gnosticismo antico. Fra essi, a puro titolo di esempio, la teosofia. La scoperta, nel 1945 dei Codici di Nag Hammadi ha dato nuova forza a molti di questi movimenti, con diversi filoni di pensiero.
Vocabolario sumero-accadico
“Nella disgrazia l’uomo è pronto a credere e quando l’ingannatore fa intravedere la fine dei mali incombenti, allora il misero s’abbandona tutto alla speranza”.
(Giuseppe Flavio)
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La tavoletta d’argilla in foto costituisce un vocabolario sumero-accadico, XVI volume dell’enciclopedia composta da 24 volumi.
Risalente al I sec. a.C., proviene da Warka, l’antica Uruk e, con la sigla AO 7662, è conservato nel Museo del Louvre a Parigi.
Con strumenti del genere, ci voleva tanto per verificare se “certe” traduzioni, passate e/o presenti, fossero corrette, arraffazzonate o… manipolate?
E’ deprimente constatare che c’è chi oggi continua a difendere e/o a sostenere il falso pur davanti all’evidenza!
Bisogna capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere “scollegata”.
Tanti di loro sono così… ma tanti altri stanno iniziando ad uscire dalla “falsa realtà”!
Enoch, chi era veramente?
Desidero mettere in evidenza il periodo di un brano tratto dal Libro di Enoch (etiopico); esso si riferisce alla breve, ma efficace, descrizione delle azioni commesse da un ex-angelo vigilante caduto nel peccato perché unitosi con le belle figlie dell’Uomo.
La cosa riveste elevato valore perché dà la misura dell’importanza della Conoscenza.
Il brano è ascritto a Enoch stesso, il patriarca antidiluviano del quale, a differenza di tutti gli altri patriarchi, non ne viene indicata l’età della morte, ma:
“[…] sparì e non vi era, di tra i figli degli uomini, chi sapesse dove si era nascosto, dove fosse e che gli fosse successo. Ed ogni sua azione ai suoi tempi era coi santi e con gli angeli vigilanti”.
Questo è il brano in questione:
«Ed il quarto, il suo nome è Penemu: costui mostrò ai figli degli uomini l’amaro e il dolce e tutti i segreti della loro scienza. Egli insegnò agli uomini la scrittura, con acqua di fuliggine e carta e, perciò, sono molti quelli che hanno errato, dai secoli nei secoli, e fino ad oggi»
(da “Libro delle parabole”, apocrifo dell’Antico Testamento, Pentateuco Enochiano)
‘Hanno errato’, pensate, ‘dai secoli nei secoli e fino a oggi’. Furono in molti ad errare perché, grazie a quell’insegnamento ricevuto, impararono a scrivere!
Quindi anche tutti noi abbiamo errato. Tutti noi “siamo nel peccato”!
Incredibile, vero? No, purtroppo, è la realtà!
Ma quest’uomo, Enoch, da che parte stava?
È evidente: certamente non dalla parte degli Uomini!
Allora, chi era veramente?
Il mio intento è esclusivamente quello di far riflettere.
Solo conoscendo il passato comprendiamo il presente ed affronteremo meglio il futuro.
© Biagio Russo – “Uomini e Dei della Terra” – Drakon edizioni.
Come individuare gli arroganti
Ti sembra di imbatterti sempre in gente piena di sé, intollerante, scortese o maledettamente arrogante?
Certe persone possono essere la fonte di potenziali sofferenze… questi otto punti che seguono, ti aiuteranno a identificare facilmente gli “autentici arroganti” dai “lievemente arroganti”.
Ma, attenzione!!! Non dimenticare di leggere.
1
Fai attenzione alle loro conversazioni. Cerca di ascoltare i loro discorsi sia quando parlano con te che con qualcun altro, ma non metterti a origliare. Parlano sempre di sé stessi? Perdono la pazienza o si infastidiscono se l’attenzione si sposta su qualcun altro? Sono i tratti distintivi di un arrogante.
L’arroganza e la presunzione spesso cercano di mascherare l’aver vissuto ben poche esperienze, pertanto, temendo il confronto con gli altri, tendono a elevare se stessi facendo credere di “avere qualcosa in più di loro”. Piuttosto che imparare dagli altri, o fare domande (cosa che vedono come segno di vulnerabilità), gli arroganti tendono a generalizzare e, basandosi sulle loro limitate esperienze di vita, vorrebbero imporre agli altri il loro punto di vista.
La gelosia per ciò che hai, o che hai raggiunto, potrebbe portare una persona a diventare arrogante; osserva se sta cercando in ogni modo di mostrarsi migliore di te o se vuole ostentare il possesso di qualcosa che tu non hai.
Gli arroganti hanno un disperato bisogno di apparire nel modo giusto. Se anche proverai a fare un piccolo commento non gradito, anche se solo leggermente provocatorio, l’arrogante diventerà furioso nei tuoi confronti. Questo accadrà ogni qual volta metterai in dubbio (anche non volendo) il loro aspetto, la loro intelligenza, le loro abilità atletiche, o qualsiasi altra cosa legata all’immagine che vogliono dare di se stessi.
2
Metti alla prova la loro visione del mondo. Non essere aggressivo, ma solo scettico e curioso. Se si offendono, valuta l’entità della loro rabbia. Se è minima, forse hanno solo avuto una giornata difficile. Ma se si infuriano, allora è perché tu stai mettendo in discussione la loro “perfetta visione limitata”… e averne una è già segno distintivo di arroganza.
Prima o poi la maggior parte della gente si rende conto che il mondo non gira affatto attorno a loro. Gli arroganti cercano di contrastare questo dato di fatto dando vita a un’atmosfera illusoria, nella quale il mondo continua ancora a girare nel modo in cui vogliono. Se qualcuno gli ricorda come stanno veramente le cose, non potranno far altro che infuriarsi.
Niente spaventa un arrogante più che il dubbio, perché è qualcosa di imperfetto e difficile da governare. L’incertezza potrebbe suggerire l’idea di un cambiamento, e l’arrogante non è sicuro di saperla gestire. Perciò, piuttosto che accettare che il mondo gira come gli pare, e spesso ruota in senso contrario rispetto ai desideri degli uomini, l’arrogante si ostina a voler mantenere un controllo su tutto e tutti – ovviamente si tratta di una missione impossibile.
Quando la realtà riemerge, fa sempre male. Perciò un arrogante non è portato a riflettere su stesso o ad analizzarsi, perché vuole ignorare le sue imperfezioni. Spesso tende anche a darsi dei meriti che in realtà appartengono ad altri.
3
Scopri il vero valore della loro amicizia. Senza diventare ficcanaso e pettegolo, cerca di studiare come gestiscono i loro rapporti di amicizia: se un giorno odiano a morte qualcuno e il giorno dopo ne sono entusiasti è probabile che non siano circondati da amicizie sincere. Ecco un altro chiaro segno di arroganza. È facile intuire quanto sia difficile essere veramente amico di qualcuno che è sempre pieno di sé. I presuntuosi hanno un bisogno disperato di apparire, e anche non dipendere mai da nessuno è uno dei tanti modi per cercare di sembrare migliori. Dato che essere un amico significa anche aiutare qualcuno quando ne avrà bisogno, gli arroganti in genere non riescono a gestire una vera amicizia.
Paradossalmente, gli arroganti spesso continuano a chiedersi perché non abbiano al loro fianco degli amici affidabili su cui poter contare.
4
Come si comportano con le persone diverse da loro? In altre parole, come reagiscono di fronte a punti di vista, culture e opinioni differenti? Se il loro approccio in questi casi è istintivamente negativo, gli arroganti staranno tentando di ignorare completamente l’altro, o evitarne il confronto per paura che qualcuno arrivi a mettere in discussione le loro certezze. In base a ciò che conosci di quelle persone, e osservandone le reazioni, sforzati di capire quale dei due atteggiamenti stanno adottando.
Spesso la gente boriosa è convinta che il “loro punto di vista” sia il solo degno di attenzione. Si tratta solo di un meccanismo di protezione per salvaguardare le loro illusioni e la falsa immagine che si sforzano di proiettare.
5
Com’è il loro carattere? Prendi nota di come si comportano, di come parlano e di come fanno uso del loro status sociale. Si danno delle arie? Parlano tantissimo? Si atteggiano come se fossero i padroni o l’attrattiva principale? Sono sempre presi a proiettare la loro immagine?
Molti arroganti credono di essere affascinanti, ma in realtà nessuno li vede così. Se capiranno di non incontrare il tuo appoggio non si faranno problemi a comportarsi male con te.
Quando un arrogante si comporta male, in genere i suoi amici cercano di ignorarlo e non fanno niente per riprenderlo, perché hanno paura delle reazioni del loro “amico”.
6
Parla di persone che non piacciono all’arrogante. Ciò non significa provocare un conflitto, ma evidenziare la loro competitività, il loro disappunto e la loro inimicizia. Se la disapprovazione per qualcuno sembra essere ragionevole, probabilmente non sono troppo orgogliosi, se invece è estremamente severa, allora lo sono.
Nella maggior parte dei casi gli arroganti percepiscono le persone che non gli piacciono come delle minacce alla stabilità della loro perfezione. Più odiano qualcuno, più grave sarà la minaccia lanciata contro il loro mondo immaginario. E ovviamente, più si sentono minacciati più aspre saranno le loro critiche.
7
Chiedi agli altri cosa dicono di te. Se stanno dicendo in giro cose poco carine, probabilmente non gli piaci. Se davanti a te si comportano bene, ma appena volti le spalle si sbizzarriscono con commenti negativi, non preoccuparti: è il loro passatempo preferito, e probabilmente hanno qualche problema d’orgoglio.
Un arrogante – a volte inconsciamente – si rende conto di non avere nessun buon amico. Per compensare questo deve creare l’impressione di essere circondato da tanti amici, ovviamente altri amici dalla stessa mentalità “quantità ma non qualità”. E appena questi amici-trofeo gli voltano le spalle, inizierà a insultarli.
8
Sii benevolo. Non giudicare negativamente gli arroganti o scivolerai al loro stesso livello. Spesso indossano questa maschera perché devono nascondere i propri punti deboli e le proprie paure. Il più delle volte hanno bisogno di costruirsi un’impeccabile immagine di se stessi per coprire la sofferenza interiore. Ma non dovrai nemmeno permettergli di prevaricarti: mantieniti saldo nei tuoi principi ma prendi le distanze. Potrai avvicinarti per notare ciò che veramente c’è di buono in loro, e lodarli solo per quello che davvero meritano. A volte incontrare delle ostilità da parte di qualcuno può spingere gli arroganti a essere più sinceri con se stessi, interrompendo per un po’ la loro sceneggiata di superiorità.
Una grande vulnerabilità può in realtà nascondersi dietro all’arroganza. Secondo la legge della compensazione, credono in questo modo di scacciare la propria debolezza. Per esempio, se un arrogante è cresciuto tra difficoltà economiche, ma in seguito ha iniziato a essere benestante, dietro il suo essere snob potrebbe celarsi la paura di ricadere nella povertà del passato.
Consigli
Cerca di stare il più lontano che puoi dagli individui arroganti; possono causarti molta sofferenza. D’altra parte, però, riuscire a conoscerli e saperli gestire potrebbe rivelarsi una qualità molto utile per il tuo futuro, potrebbe esserti d’aiuto nel mondo del lavoro, nel tuo team, nello sport ecc. Se saprai cosa fare, sarai in grado di metterli in guardia e frenare le loro borie in tua presenza. Non c’è bisogno di scappare dalle cose che non ci piacciono, o finiremo per scappare tutta la vita!
Anche se è difficile, cerca di non odiarli. Potrebbero nascondere un passato doloroso, qualcosa di se stessi che non riescono ad accettare, o magari sono stati feriti da qualcuno.
Ricorda che potrebbero avere a che fare con la tua stessa sofferenza, ma la stanno affrontando in un modo sbagliato, e tutt’altro che salutare. Invece che risolvere il problema si nascondono. Anche il dolore può portare all’arroganza.
Un riassunto dei sintomi dell’arroganza: intolleranza verso tutti quelli che sono diversi da loro, impossibilità di considerare validi altri punti di vista (a esclusione del proprio), tendenza a criticare pesantemente, difficoltà nel creare legami duraturi, narcisismo.
Assicurati di non essere tu l’arrogante. Se lo sei, riconoscilo e sii obiettivo, non cercare di biasimarti.
Gli arroganti di solito fanno fatica ad accettare le scuse di qualcuno.
È difficile poter perdonare chi ha messo in discussione la loro immagine o ha cercato distruggergli le illusioni.
Gli arroganti in genere non riescono ad avere buoni amici. Ricordati di questo, se mai dovessi desiderare di essere “popolare” come loro.
Ricordati che c’è sempre differenza tra l’essere determinato e l’essere arrogante. Inoltre, ci sono persone che sono molto ansiose: la loro ansia di dover dominare la conversazione potrebbe farli passare per arroganti. Facendo caso però al modo in cui interagiscono con gli altri capirai se lo sono veramente. Una persona determinata, o una nervosa, aspetteranno di conoscere il tuo punto di vista, e potranno anche farti delle domande, mentre un arrogante non solo ignorerà le tue necessità e i tuoi punti di vista, ma potrebbe anche mancarti di rispetto.
Fanno mai delle battute su situazioni sulle quali non dovrebbero scherzare? Fanno delle battute su qualcuno che sta passando un brutto momento solo per scatenare qualche risata da quattro soldi? Non si preoccupano dei sentimenti degli altri?
Agli arroganti spesso non importa proprio niente dei sentimenti degli altri, dato che difficilmente riescono a identificarsi nelle loro situazioni.
Le persone che stanno attraversando un momento difficile potrebbero diventare l’argomento di battute grossolane da parte degli arroganti. Ma si lasceranno scappare certi commenti solo quando sono sicuri di essere circondati dal pubblico giusto, non lo diranno mai apertamente.
Gli arroganti si sentiranno sempre in dovere di proteggere qualcosa – che sia la loro immagine o la loro centralità nell’universo. Se avranno l’impressione che stai cercando di intaccare una di queste di cose, allora ti odieranno. Impara a lasciar stare, perché non dipende da te, si tratta di qualcosa ancora più forte di loro.
Per quanto riguarda la loro popolarità, perché sono popolari? Lo sono perché trattano bene i loro amici o perché semplicemente si danno tante arie?
Darsi delle arie non significa essere in grado di rispettare le persone. La loro immagine è basata sull’apparenza, potrebbero essere ricchi, piacenti, atletici, avere una buona personalità (ma per coloro che rientrano nei criteri delle “possibili” amicizie), oppure magari sfoggiano un fascino fasullo (la loro natura si svela rapidamente, se li fai arrabbiare). Gli arroganti in genere possiedono una o più di queste caratteristiche.
Se, provocando una lite con una persona arrogante, dovessi venire ferito fisicamente, non esitare a chiedere aiuto.
Avvertenze
Se ti capitano davanti, ignorali, fai finta di non vederli, niente li disturberà di più dell’essere ignorati, non dare loro alcuna soddisfazione. Dato che devono costantemente alimentare la propria autostima, attraverso il confronto diretto si infiammeranno un bel po’ e il loro ego si ingigantirà. Quello che vogliono è attirare l’attenzione per mascherare la loro insicurezza, quindi fare finta di non vederli è una buona strategia.
Dipende dalle situazioni: a volte non è possibile ignorarli completamente, e potrebbero odiarti per questo. Ma in fondo nessuno vuole essere amico di un rompiscatole!
Se devi fare commenti su una persona arrogante, falli solo con gli amici più fidati. Se verrà a sapere quello che pensi, inizierà una lite.
C’è sempre una buona possibilità che l’arrogante non capisca come mai a te non piace. Non far caso al suo comportamento scortese e riavvicinati per un po’, se proprio devi.
Per quanto tu voglia rimproverarli o dirgliene quattro, non lo fare! Non risolverà niente. Non iniziare un monologo sulla loro arroganza, dai solo una risposta veloce, che gli faccia capire che non gradisci la loro compagnia. Essere determinato non significa lanciare provocazioni, stai sul “chi va là”.
Sii più furbo di loro.
Se ti hanno pugnalato alle spalle, faglielo notare. Nessuno potrà tollerarlo, nemmeno i “migliori amici” della persona arrogante.
Non assecondare le loro visioni illusorie, lusingarli non serve a niente e attraverso il tuo comportamento falso alimenterai la loro visione distorta.
Ma non attaccare direttamente la loro intoccabile visione perfetta. Controbatti con qualcosa come “non sono d’accordo”, oppure “ho un’opinione diversa”. Potrebbero arrabbiarsi, ma ci sono meno possibilità che lo facciano.
Invece di dirgli “guarda le cose come stanno”, sostituiscilo con un “cosa te lo fa pensare? Perché hai questa opinione?”. A questo punto l’arrogante dovrà rispondere a una domanda diretta e relativa al discorso.
Per assurdo, se sarai tu a vincere la discussione, loro potranno iniziare a fare “le vittime” lamentandosi e cercando l’aiuto dei loro amici, e ovviamente cercando di farti passare male agli occhi degli altri.
Se l’arrogante fosse molto popolare nel gruppo, nel momento in cui giocherà la carta della vittima potrebbe fare terra bruciata attorno a te. Cerca sempre di gestire questo tipo di persone con diplomazia.
Ricordati che potrebbero nascondersi dei problemi psicologici dietro l’arroganza
(potrebbero avere problemi ad affrontare la realtà, perciò preferiscono vivere nella falsa proiezione che possono creare da soli). In alcuni casi potrebbe trattarsi di disturbi bipolari, disturbi borderline della personalità o fobia sociale. Potrebbero voler nascondere un passato di maltrattamenti, malattie o prepotenze subite. Alcuni non si rendono conto che questo atteggiamento li allontana dagli altri e impedisce loro di costruirsi dei veri legami d’amicizia. Fai attenzione a non etichettare velocemente una persona come “arrogante”, valuta attentamente il suo comportamento, la situazione, le circostanze della sua vita. A volte potresti sbagliarti nel pensare che tutti ce l’abbiano con te, cerca di capire la natura dell’atteggiamento che ti disturba. Fatti più furbo di loro.
Uno dei sintomi di un disturbo antisociale della personalità (come la psicopatia e la sociopatia) è proprio l’arroganza e la mancanza di rispetto per i diritti degli altri. Questo è l’aspetto più pericoloso degli arroganti. Se vivi a contatto con una persona di questo tipo, chiedi dei consigli.
Per questa ragione alcune persone arroganti diventano criminali.
(AA.VV.)
Perché la nostra presenza qui, ora
Perché la nostra presenza, qui, ora?
Il perché della nostra esistenza, per chi?
E tante altre domande sulla nostra provenienza che spesso ci poniamo senza trovare una spiegazione, o delle risposte chiare che non siano le solite espresse dall’antropologia, mediante la teoria darwiniana, o dalle religioni.
Noi… chi siamo? È la domanda che sintetizza la nostra voglia di sapere.
Ma non c’è sapere se non c’è Conoscenza, la conoscenza storica della nostra esistenza, quella che si ottiene cercando, scavando, analizzando, verificando, con tenacia, passione e determinazione. Ma soprattutto predisponendoci senza preconcetti o retaggi alle risposte che si troveranno sul sentiero della ricerca, nella consapevolezza che per comprendere il presente, “Noi… chi siamo?”, dobbiamo conoscere il passato, “Da dove veniamo”, quel passato fin troppe volte ammantato dal velo del segreto, o volutamente fatto cadere nell’oblio.
Sempre e ancora con la consapevolezza che quel “velo” non è inamovibile e l’oblio, sebbene sia una dimenticanza duratura, non lo è per sempre, è un fenomeno che si può invertire. Sempre che lo si voglia…
(c) Biagio Russo
Il matrimonio sacro
A Sumer il Matrimonio Sacro, l’unione tra i due amanti divini, veniva nello stesso tempo rappresentato e realizzato con una vera notte d’ amore tra il re del paese, nelle vesti di Dumuzi, e una sacerdotessa in quelle di Inanna.
La cerimonia notturna, che avveniva nella camera più riposta del tempio, era segreta e si svolgeva secondo un rituale tramandato fin dalla notte dei tempi.
Secondo quanto è riportato nel famoso poema L’ EPOPEA DI GILGAMESH, Isthar s’ innamorò di Gilgamesh e tentò di sedurlo, ma questi la respinse ed ella, furente d’ odio e di gelosia, gli lanciò una terribile maledizione che gettò l’ eroe nella pena e nell’ angoscia.
Alla dea Isthar furono intitolate le possenti e meravigliose mura di Babilonia, la cui fama circolò per tutto il mondo antico e si protrasse nei secoli. Si diceva che fossero inespugnabili e che la stessa dea, in tenuta da battaglia, sorvegliasse l’ ingresso principale alla città durante gli assalti o i preparativi di guerra.
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Grazie Francesca