Il retaggio perduto delle antiche razze

La nostra non è la prima umanità che popola questo verde e fertile pianeta che è la Terra e probabilmente non sarà neppure l’ultima.
Prima di noi si sono succedute civiltà di cui anche il più pallido ricordo è andato perduto.
Con il tempo, questo potrà accadere anche alla nostra, tuttavia un legame, per quanto labile, continuerà a tenerci tutti uniti.
Le tradizioni legate all’antica religione sostengono che: «Una sola è la razza degli Dei e degli uomini, e da un solo principio ambedue sono scaturite».

Gli Dei, dunque, ci sono affini e così gli Antichi, a tal punto che è in pratica impossibile separare loro da noi, gli uni dagli altri.

A ciascuna razza succedutasi sulla Terra è stato dato un tempo per dominare il pianeta, ossia per conoscere, fino a spingersi su di un piano evolutivo più avanzato.
Poi, una volta raggiunti sviluppo e saggezza sufficienti, le è stato consentito di approdare a un livello di realtà più raffinato, lasciando libero il campo per una umanità nuova, meno evoluta, ma a sua volta pronta per iniziare il proprio cammino di consapevolezza.

Non siamo in grado di conoscere da quante razze siamo stati preceduti, sappiamo soltanto che alcune di esse erano non e pre-umane.
La tradizione parla dei Tuatha de Damnu, dei Tuatha de Danaan e della razza che oggi chiamiamo genericamente degli elementali, cui appartengono elfi e fate.

Il livello dei mondi, delle nuove realtà, cui queste antiche razze sono arrivate, non ci è noto, ma è certamente superiore al nostro attuale.
Sono luoghi di bellezza, magia, mistero, dove regnano colori gioiosi e brillanti.

Qui la vita scorre serena e ogni cosa, anche gli eventi più normali, avviene su di un piano superiore.

Attenzione!  Ciò non esclude la morte che continua a esserci, semplicemente a essa non sono più collegati tristi pensieri, ma il concetto di un momento intermedio nel percorso che conduce al cambio di esistenza, durante il quale, secondo un processo naturale, coscienza e memoria si interrompono.

Tutte le arti e le scienze, l’amore, e persino fare l’amore, risultano più coinvolgenti e affascinanti in queste realtà lontane di quanto lo siano nel nostro mondo.

Il passaggio, la transizione a una diversa realtà è reso possibile dalla magia della mente: chi sa attuarla diventa incorporeo, invisibile e, di conseguenza, svanisce alla percezione terrena. Tornare è certamente possibile, ma è impresa suprema.

Questo metodo di sublime magia si dice appartenga al patrimonio di pochi, vale a dire dei più alti iniziati.

Il percorso per innescare questi passaggi deve essere, ciò malgrado, oggetto di ricerca e costituire motivo di approfondimento, poiché coinvolge gli aspetti più intimi della realtà dell’anima.

È un argomento che non può essere trascritto né trattato con la scrittura, perché lontanissimo dall’essere accettato come mezzo perseguibile dalla normalità delle persone.

Chi intenda intraprendere questo cammino deve accostarsi allo studio del mondo incantato degli elementali, poiché non è solo il più vicino al nostro, ma quello a proposito del quale possediamo ancora alcune conoscenze.

I migliori canali per innescare il contatto sono i raggi lunari, una foresta, una palude silenziosa, la nebbia, la luce di candele e falò, insomma tutte quelle realtà che stanno sul limitare, sulla soglia «fra i mondi».
Stessa chiave posseggono miti e leggende, mentre la pratica delle formule magiche è in grado di modificare corpo e mente per realizzare il passaggio.

Ed Fitch

Il “lascito” di Schiavi degli Dei

Sono passati dieci anni e più dall’uscita del mio primo libro Schiavi degli Dei, pubblicato da Drakon edizioni, e il tempo ormai passato mi permette di guardare con un certo distacco ciò che quel momento ha rappresentato per me.

In questa occasione non farò una disamina di tutto quello che ho intuito attraverso la rigida disciplina che si chiama “indagine etimologica”, ma desidero portarvi all’interno della mia avventura di vita, per rendervi partecipi delle emozioni e delle riflessioni che tale esperienza mi ha riservato.

È stata indubbiamente una pietra miliare fissata nel mio andare, capace di delimitare un “passato” ed un “presente” nel mio pensiero, ciò in cui ho “creduto” prima e ciò che sento “appartenermi” adesso, profondamente.

Il lavoro di costruzione del libro è stato un procedere, prima incerto, quasi sofferto, e poi man mano sempre più convinto, sui frantumi delle mie convinzioni cedute sotto il peso degli innumerevoli dubbi emersi dalla lettura di tanta saggistica sui misteri dell’antichità. Pagine e ipotesi, di cui mi ero nutrito fino a quel momento, chiedevano ormai di essere verificate e cercate altre risposte oltre quell’unica, invariabile “soluzione” diffusa: la creazione e la civiltà dell’uomo sono il risultato di un esperimento extraterrestre.

Arduo e temerario era voler cambiare direzione e avanzare in una strada che già sapevo poco frequentata. Ce l’avrei fatta da solo?

Certo, da solo, perché intorno a me non trovavo chi, con i miei stessi interessi, volesse condividere le mie perplessità. Al contrario, alcune interpretazioni sembravano blindate, quasi dei dogmi a cui tutti, appassionati di quel segmento letterario e addetti ai lavori, si rifacevano passivamente e non sembravano disposti a valutare nient’altro.

Ho compreso quanto lavoro mi attendesse.

La fatica nel reperire strumenti autorevoli e originali, poi, ha messo a dura prova la mia determinazione nel proseguire e nell’andare fino in fondo.

L’aiuto, spesso inatteso e provvidenziale, mi è stato dato con grande generosità quasi esclusivamente da donne: nelle biblioteche, nelle librerie, nelle associazioni, nei musei, nelle università, anche di oltre frontiera. Potrei allungare ancora di molto l’elenco, ma mi fermo qui. Tale casualità assumeva, però, poco a poco i contorni di una prevedibilità: come non domandarsi, ad un certo punto, se tanta disponibilità, tutta femminile, potesse avere un senso più profondo, che andasse più in là dell’aiuto dato per una pura e semplice ricerca storica, condotta oltretutto al di fuori degli schemi convenzionali.

Nell’esaminare i soggetti del peccato originale nell’Antico Testamento penso di aver trovato le mie prime risposte.

Lo studio meticoloso richiesto dall’analisi della figura del “serpente” mi ha rivelato, in primis, quanto fosse distorta l’immagine che ne è arrivata fino a noi. La sua icona, che in tutte le antiche culture è portatrice e simbolo di conoscenza, è stata, ad un certo punto della storia, sovrapposta al male estremo. Una acuta riflessione, quasi una frustata, mi ha spinto allora a chiedermi: il problema è dunque la conoscenza?

Sappiamo che la prima figura disponibile ad accoglierla nella storia dell’umanità, nonostante i divieti, è stata la nostra progenitrice Eva. Lei si lascia convincere che sia cosa buona e vede oltre il velo dell’apparenza. Insieme al suo Adamo apre gli occhi e il cuore a tutto quel panorama nuovo e inimmaginabile che le si squaderna davanti; si sentono nudi e si vergognano della loro condizione non appena diventano consapevoli della loro ignoranza.

Tracciare i contorni di Eva e risalire al suo senso più antico è stato quasi commovente. Ha significato, per me, ridarle voce. Per millenni la nostra cultura ha rigettato l’importanza della donna e l’equilibrio dato dal suo valore accudente e intuitivo. Attraverso di lei, e attraverso l’analisi etimologica del remoto HAWWAH, termine con cui si indica “tutto” il genere femminile e non la sola Eva, la donna torna a essere al centro: essa è madre e custode della camera divina, il luogo della creazione. Non solo. La vita è donna, senza di lei tutto è destinato a spegnersi. Eva però ha pagato il prezzo della sua disponibilità, della sua capacità di dubitare, della sua desiderabilità e bellezza e, per aver scombinato “piani” non proprio “divini”, ancora oggi è costretta a subire, umiliarsi, a “velarsi”. Qualcosa è andato storto in quel “progetto” antico che negava agli uomini la conoscenza del bene e del male? E persino l’accesso all’albero della vita?

Eva e il “serpente”, insieme, risultano essere dunque i primi responsabili della disobbedienza e della diffusione della conoscenza. È stato questo il loro peccato?

Il messaggio derivato dalla ricerca è stato potente. In quel momento credo di aver compreso come mai tante donne – inconsapevolmente? – abbiano contribuito, e continuino tuttora, a farlo emergere.

La conoscenza è da sempre questione delicata: chi la detiene ha potere sugli altri, lo sappiamo tutti. Quello che “forse” non sappiamo è chi sia a possederla nella sua forma più piena e ad usarla nelle sue forme più subdole.

La letteratura sumera, depositaria di conoscenze straordinarie, fonte originale di tante mie ricerche, mi ha dato indicazioni che non lasciano molto spazio all’interpretazione e hanno fatto cadere, a mio avviso, la sola ipotesi extraterrestre responsabile delle questioni umane, nonché aperto le porte a possibilità decisamente più inquietanti. Questi, però, sono già argomenti del mio secondo libro Uomini e Dei della Terra, dove si delinea con spiccata chiarezza il mio pensiero “presente”, maturato in virtù dei presupposti elaborati durante la stesura di Schiavi degli Dei, che ha passato il testimone.

Biagio Russo

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Dal Vangelo secondo Filippo

“Condizionamento e manipolazione hanno un solo antidoto: si chiama Conoscenza”.
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Erano tre (Maria) che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era “Maria”: sua sorella, sua madre e la sua consorte.

(dal Vangelo secondo Filippo)
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Le ragioni per cui è stato bandito il Vangelo di Filippo sono evidenti; in esso si dice che con Gesù andavano tre donne di nome Maria: la madre, la sorella e la consorte (Maria Maddalena)!

L’accettazione o il disconoscimento di vari Vangeli da parte della Chiesa e il risultato finale di questa eliminazione è che oggi noi siamo orfani di molte utili e autentiche fonti sulla vita terrena di Gesù.

Pertanto, credo sia necessaria una revisione del Nuovo Testamento includendovi tutti i Vangeli, gli Atti e le Epistole disponibili.

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Quando…

“Quando ti senti triste…
Siediti e dai pacche alle tue gambe, ti ricorderà com’è il battito del tuo cuore.

Quando non capisci nulla…
Accendi una candela o un incenso, arriverà chiarezza alla tua anima.

Quando hai paura…
Entra in contatto con la natura, chiudi gli occhi e riceverai la tranquillità che emana dalla sua essenza.

Quando senti attaccamento…
Dillo al fuoco, è maestro a trasmutare stati d’animo.

Quando ti senti bloccato…
Parla con tua sorella acqua, lei sa di movimenti, scorre e non si aggrappa a nulla.

Quando i tuoi pensieri non ti lasciano mai…
Presta attenzione al tuo respiro, ti ricondurrà al momento presente.

Quando perdi la tua connessione…
Parla con te, con il tuo io superiore, lui ti ricorderà da dove vieni.

Quando senti i desideri di morire…
Parla con la terra, lei sa di rinascite.

Ma non sentirti mai solo.
Sei accompagnato dagli astri, dalla natura, dagli altri che usano un costume proprio come te per vivere su questa terra.
Connettiti con la natura.”
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Connettiti con il Cielo, connettiti con Tutto.
Connettiti con te.

Grazie Nimue

Ebrei ispirati dai Sumeri

La scoperta di tradizioni identiche, ma antecedenti alla teologia israelita, dimostra l’ebreizzazione di antichi miti. “Tutte le leggende mesopotamiche circolavano anche nella terra di Canaan prima dell’invasione ebraica”, afferma nella sua indagine critica lo studioso E. Lipinsky.
Per dovere di cronaca storica, i Sumeri non possono aver influenzato gli Ebrei direttamente, molto semplicemente perché essi cessarono di esistere molto prima della comparsa degli Ebrei.
Ciò premesso, non c’è dubbio, però, che i Sumeri influenzarono profondamente i Cananei, che precedettero gli Ebrei in quella terra che divenne nota più tardi con il nome di Palestina, nonché, ovviamente, i loro vicini, come gli Assiri, i Babilonesi, gli Ittiti, gli Urriti e gli Aramaici.
Il resto è storia.

SE LA CANTA E SE LA SUONA

Fate molta attenzione a chi “se la canta e se la suona” nel diffondere notizie, informazione e pseudo conoscenze.

Costui, per affermare se stesso, fa spesso ricorso a ignobili tecniche persuasive “vendendosi” come povera vittima!
Diffidate della falsa conoscenza, è molto peggiore dell’ignoranza.
Aprite gli occhi e la mente, il lupo si veste da agnello, cosa avviene dopo lo sapete!

Vocabolario sumero-accadico

“Nella disgrazia l’uomo è pronto a credere e quando l’ingannatore fa intravedere la fine dei mali incombenti, allora il misero s’abbandona tutto alla speranza”.
(Giuseppe Flavio)
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La tavoletta d’argilla in foto costituisce un vocabolario sumero-accadico, XVI volume dell’enciclopedia composta da 24 volumi.
Risalente al I sec. a.C., proviene da Warka, l’antica Uruk e, con la sigla AO 7662, è conservato nel Museo del Louvre a Parigi.

Con strumenti del genere, ci voleva tanto per verificare se “certe” traduzioni, passate e/o presenti, fossero corrette, arraffazzonate o… manipolate?

E’ deprimente constatare che c’è chi oggi continua a difendere e/o a sostenere il falso pur davanti all’evidenza!
Bisogna capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere “scollegata”.
Tanti di loro sono così… ma tanti altri stanno iniziando ad uscire dalla “falsa realtà”!

 

 

Come individuare gli arroganti

Ti sembra di imbatterti sempre in gente piena di sé, intollerante, scortese o maledettamente arrogante?

 

 

Certe persone possono essere la fonte di potenziali sofferenze… questi otto punti che seguono, ti aiuteranno a identificare facilmente gli “autentici arroganti” dai “lievemente arroganti”.
Ma, attenzione!!! Non dimenticare di leggere.

1

Fai attenzione alle loro conversazioni. Cerca di ascoltare i loro discorsi sia quando parlano con te che con qualcun altro, ma non metterti a origliare. Parlano sempre di sé stessi? Perdono la pazienza o si infastidiscono se l’attenzione si sposta su qualcun altro? Sono i tratti distintivi di un arrogante.

L’arroganza e la presunzione spesso cercano di mascherare l’aver vissuto ben poche esperienze, pertanto, temendo il confronto con gli altri, tendono a elevare se stessi facendo credere di “avere qualcosa in più di loro”. Piuttosto che imparare dagli altri, o fare domande (cosa che vedono come segno di vulnerabilità), gli arroganti tendono a generalizzare e, basandosi sulle loro limitate esperienze di vita, vorrebbero imporre agli altri il loro punto di vista.

La gelosia per ciò che hai, o che hai raggiunto, potrebbe portare una persona a diventare arrogante; osserva se sta cercando in ogni modo di mostrarsi migliore di te o se vuole ostentare il possesso di qualcosa che tu non hai.

Gli arroganti hanno un disperato bisogno di apparire nel modo giusto. Se anche proverai a fare un piccolo commento non gradito, anche se solo leggermente provocatorio, l’arrogante diventerà furioso nei tuoi confronti. Questo accadrà ogni qual volta metterai in dubbio (anche non volendo) il loro aspetto, la loro intelligenza, le loro abilità atletiche, o qualsiasi altra cosa legata all’immagine che vogliono dare di se stessi.

2

Metti alla prova la loro visione del mondo. Non essere aggressivo, ma solo scettico e curioso. Se si offendono, valuta l’entità della loro rabbia. Se è minima, forse hanno solo avuto una giornata difficile. Ma se si infuriano, allora è perché tu stai mettendo in discussione la loro “perfetta visione limitata”… e averne una è già segno distintivo di arroganza.

Prima o poi la maggior parte della gente si rende conto che il mondo non gira affatto attorno a loro. Gli arroganti cercano di contrastare questo dato di fatto dando vita a un’atmosfera illusoria, nella quale il mondo continua ancora a girare nel modo in cui vogliono. Se qualcuno gli ricorda come stanno veramente le cose, non potranno far altro che infuriarsi.

Niente spaventa un arrogante più che il dubbio, perché è qualcosa di imperfetto e difficile da governare. L’incertezza potrebbe suggerire l’idea di un cambiamento, e l’arrogante non è sicuro di saperla gestire. Perciò, piuttosto che accettare che il mondo gira come gli pare, e spesso ruota in senso contrario rispetto ai desideri degli uomini, l’arrogante si ostina a voler mantenere un controllo su tutto e tutti – ovviamente si tratta di una missione impossibile.

Quando la realtà riemerge, fa sempre male. Perciò un arrogante non è portato a riflettere su stesso o ad analizzarsi, perché vuole ignorare le sue imperfezioni. Spesso tende anche a darsi dei meriti che in realtà appartengono ad altri.

3

Scopri il vero valore della loro amicizia. Senza diventare ficcanaso e pettegolo, cerca di studiare come gestiscono i loro rapporti di amicizia: se un giorno odiano a morte qualcuno e il giorno dopo ne sono entusiasti è probabile che non siano circondati da amicizie sincere. Ecco un altro chiaro segno di arroganza. È facile intuire quanto sia difficile essere veramente amico di qualcuno che è sempre pieno di sé. I presuntuosi hanno un bisogno disperato di apparire, e anche non dipendere mai da nessuno è uno dei tanti modi per cercare di sembrare migliori. Dato che essere un amico significa anche aiutare qualcuno quando ne avrà bisogno, gli arroganti in genere non riescono a gestire una vera amicizia.

Paradossalmente, gli arroganti spesso continuano a chiedersi perché non abbiano al loro fianco degli amici affidabili su cui poter contare.

4

Come si comportano con le persone diverse da loro? In altre parole, come reagiscono di fronte a punti di vista, culture e opinioni differenti? Se il loro approccio in questi casi è istintivamente negativo, gli arroganti staranno tentando di ignorare completamente l’altro, o evitarne il confronto per paura che qualcuno arrivi a mettere in discussione le loro certezze. In base a ciò che conosci di quelle persone, e osservandone le reazioni, sforzati di capire quale dei due atteggiamenti stanno adottando.

Spesso la gente boriosa è convinta che il “loro punto di vista” sia il solo degno di attenzione. Si tratta solo di un meccanismo di protezione per salvaguardare le loro illusioni e la falsa immagine che si sforzano di proiettare.

5

Com’è il loro carattere? Prendi nota di come si comportano, di come parlano e di come fanno uso del loro status sociale. Si danno delle arie? Parlano tantissimo? Si atteggiano come se fossero i padroni o l’attrattiva principale? Sono sempre presi a proiettare la loro immagine?

Molti arroganti credono di essere affascinanti, ma in realtà nessuno li vede così. Se capiranno di non incontrare il tuo appoggio non si faranno problemi a comportarsi male con te.

Quando un arrogante si comporta male, in genere i suoi amici cercano di ignorarlo e non fanno niente per riprenderlo, perché hanno paura delle reazioni del loro “amico”.

6

Parla di persone che non piacciono all’arrogante. Ciò non significa provocare un conflitto, ma evidenziare la loro competitività, il loro disappunto e la loro inimicizia. Se la disapprovazione per qualcuno sembra essere ragionevole, probabilmente non sono troppo orgogliosi, se invece è estremamente severa, allora lo sono.

Nella maggior parte dei casi gli arroganti percepiscono le persone che non gli piacciono come delle minacce alla stabilità della loro perfezione. Più odiano qualcuno, più grave sarà la minaccia lanciata contro il loro mondo immaginario. E ovviamente, più si sentono minacciati più aspre saranno le loro critiche.

7

Chiedi agli altri cosa dicono di te. Se stanno dicendo in giro cose poco carine, probabilmente non gli piaci. Se davanti a te si comportano bene, ma appena volti le spalle si sbizzarriscono con commenti negativi, non preoccuparti: è il loro passatempo preferito, e probabilmente hanno qualche problema d’orgoglio.

Un arrogante – a volte inconsciamente – si rende conto di non avere nessun buon amico. Per compensare questo deve creare l’impressione di essere circondato da tanti amici, ovviamente altri amici dalla stessa mentalità “quantità ma non qualità”. E appena questi amici-trofeo gli voltano le spalle, inizierà a insultarli.

8

Sii benevolo. Non giudicare negativamente gli arroganti o scivolerai al loro stesso livello. Spesso indossano questa maschera perché devono nascondere i propri punti deboli e le proprie paure. Il più delle volte hanno bisogno di costruirsi un’impeccabile immagine di se stessi per coprire la sofferenza interiore. Ma non dovrai nemmeno permettergli di prevaricarti: mantieniti saldo nei tuoi principi ma prendi le distanze. Potrai avvicinarti per notare ciò che veramente c’è di buono in loro, e lodarli solo per quello che davvero meritano. A volte incontrare delle ostilità da parte di qualcuno può spingere gli arroganti a essere più sinceri con se stessi, interrompendo per un po’ la loro sceneggiata di superiorità.

Una grande vulnerabilità può in realtà nascondersi dietro all’arroganza. Secondo la legge della compensazione, credono in questo modo di scacciare la propria debolezza. Per esempio, se un arrogante è cresciuto tra difficoltà economiche, ma in seguito ha iniziato a essere benestante, dietro il suo essere snob potrebbe celarsi la paura di ricadere nella povertà del passato.

Consigli

Cerca di stare il più lontano che puoi dagli individui arroganti; possono causarti molta sofferenza. D’altra parte, però, riuscire a conoscerli e saperli gestire potrebbe rivelarsi una qualità molto utile per il tuo futuro, potrebbe esserti d’aiuto nel mondo del lavoro, nel tuo team, nello sport ecc. Se saprai cosa fare, sarai in grado di metterli in guardia e frenare le loro borie in tua presenza. Non c’è bisogno di scappare dalle cose che non ci piacciono, o finiremo per scappare tutta la vita!

Anche se è difficile, cerca di non odiarli. Potrebbero nascondere un passato doloroso, qualcosa di se stessi che non riescono ad accettare, o magari sono stati feriti da qualcuno.

Ricorda che potrebbero avere a che fare con la tua stessa sofferenza, ma la stanno affrontando in un modo sbagliato, e tutt’altro che salutare. Invece che risolvere il problema si nascondono. Anche il dolore può portare all’arroganza.

Un riassunto dei sintomi dell’arroganza: intolleranza verso tutti quelli che sono diversi da loro, impossibilità di considerare validi altri punti di vista (a esclusione del proprio), tendenza a criticare pesantemente, difficoltà nel creare legami duraturi, narcisismo.

Assicurati di non essere tu l’arrogante. Se lo sei, riconoscilo e sii obiettivo, non cercare di biasimarti.

Gli arroganti di solito fanno fatica ad accettare le scuse di qualcuno.

È difficile poter perdonare chi ha messo in discussione la loro immagine o ha cercato distruggergli le illusioni.

Gli arroganti in genere non riescono ad avere buoni amici. Ricordati di questo, se mai dovessi desiderare di essere “popolare” come loro.

Ricordati che c’è sempre differenza tra l’essere determinato e l’essere arrogante. Inoltre, ci sono persone che sono molto ansiose: la loro ansia di dover dominare la conversazione potrebbe farli passare per arroganti. Facendo caso però al modo in cui interagiscono con gli altri capirai se lo sono veramente. Una persona determinata, o una nervosa, aspetteranno di conoscere il tuo punto di vista, e potranno anche farti delle domande, mentre un arrogante non solo ignorerà le tue necessità e i tuoi punti di vista, ma potrebbe anche mancarti di rispetto.

Fanno mai delle battute su situazioni sulle quali non dovrebbero scherzare? Fanno delle battute su qualcuno che sta passando un brutto momento solo per scatenare qualche risata da quattro soldi? Non si preoccupano dei sentimenti degli altri?

Agli arroganti spesso non importa proprio niente dei sentimenti degli altri, dato che difficilmente riescono a identificarsi nelle loro situazioni.

Le persone che stanno attraversando un momento difficile potrebbero diventare l’argomento di battute grossolane da parte degli arroganti. Ma si lasceranno scappare certi commenti solo quando sono sicuri di essere circondati dal pubblico giusto, non lo diranno mai apertamente.

Gli arroganti si sentiranno sempre in dovere di proteggere qualcosa – che sia la loro immagine o la loro centralità nell’universo. Se avranno l’impressione che stai cercando di intaccare una di queste di cose, allora ti odieranno. Impara a lasciar stare, perché non dipende da te, si tratta di qualcosa ancora più forte di loro.

Per quanto riguarda la loro popolarità, perché sono popolari? Lo sono perché trattano bene i loro amici o perché semplicemente si danno tante arie?

Darsi delle arie non significa essere in grado di rispettare le persone. La loro immagine è basata sull’apparenza, potrebbero essere ricchi, piacenti, atletici, avere una buona personalità (ma per coloro che rientrano nei criteri delle “possibili” amicizie), oppure magari sfoggiano un fascino fasullo (la loro natura si svela rapidamente, se li fai arrabbiare). Gli arroganti in genere possiedono una o più di queste caratteristiche.

Se, provocando una lite con una persona arrogante, dovessi venire ferito fisicamente, non esitare a chiedere aiuto.

Avvertenze

Se ti capitano davanti, ignorali, fai finta di non vederli, niente li disturberà di più dell’essere ignorati, non dare loro alcuna soddisfazione. Dato che devono costantemente alimentare la propria autostima, attraverso il confronto diretto si infiammeranno un bel po’ e il loro ego si ingigantirà. Quello che vogliono è attirare l’attenzione per mascherare la loro insicurezza, quindi fare finta di non vederli è una buona strategia.

Dipende dalle situazioni: a volte non è possibile ignorarli completamente, e potrebbero odiarti per questo. Ma in fondo nessuno vuole essere amico di un rompiscatole!

Se devi fare commenti su una persona arrogante, falli solo con gli amici più fidati. Se verrà a sapere quello che pensi, inizierà una lite.

C’è sempre una buona possibilità che l’arrogante non capisca come mai a te non piace. Non far caso al suo comportamento scortese e riavvicinati per un po’, se proprio devi.

Per quanto tu voglia rimproverarli o dirgliene quattro, non lo fare! Non risolverà niente. Non iniziare un monologo sulla loro arroganza, dai solo una risposta veloce, che gli faccia capire che non gradisci la loro compagnia. Essere determinato non significa lanciare provocazioni, stai sul “chi va là”.
Sii più furbo di loro.

Se ti hanno pugnalato alle spalle, faglielo notare. Nessuno potrà tollerarlo, nemmeno i “migliori amici” della persona arrogante.

Non assecondare le loro visioni illusorie, lusingarli non serve a niente e attraverso il tuo comportamento falso alimenterai la loro visione distorta.

Ma non attaccare direttamente la loro intoccabile visione perfetta. Controbatti con qualcosa come “non sono d’accordo”, oppure “ho un’opinione diversa”. Potrebbero arrabbiarsi, ma ci sono meno possibilità che lo facciano.

Invece di dirgli “guarda le cose come stanno”, sostituiscilo con un “cosa te lo fa pensare? Perché hai questa opinione?”. A questo punto l’arrogante dovrà rispondere a una domanda diretta e relativa al discorso.

Per assurdo, se sarai tu a vincere la discussione, loro potranno iniziare a fare “le vittime” lamentandosi e cercando l’aiuto dei loro amici, e ovviamente cercando di farti passare male agli occhi degli altri.

Se l’arrogante fosse molto popolare nel gruppo, nel momento in cui giocherà la carta della vittima potrebbe fare terra bruciata attorno a te. Cerca sempre di gestire questo tipo di persone con diplomazia.

Ricordati che potrebbero nascondersi dei problemi psicologici dietro l’arroganza

(potrebbero avere problemi ad affrontare la realtà, perciò preferiscono vivere nella falsa proiezione che possono creare da soli). In alcuni casi potrebbe trattarsi di disturbi bipolari, disturbi borderline della personalità o fobia sociale. Potrebbero voler nascondere un passato di maltrattamenti, malattie o prepotenze subite. Alcuni non si rendono conto che questo atteggiamento li allontana dagli altri e impedisce loro di costruirsi dei veri legami d’amicizia. Fai attenzione a non etichettare velocemente una persona come “arrogante”, valuta attentamente il suo comportamento, la situazione, le circostanze della sua vita. A volte potresti sbagliarti nel pensare che tutti ce l’abbiano con te, cerca di capire la natura dell’atteggiamento che ti disturba. Fatti più furbo di loro.

Uno dei sintomi di un disturbo antisociale della personalità (come la psicopatia e la sociopatia) è proprio l’arroganza e la mancanza di rispetto per i diritti degli altri. Questo è l’aspetto più pericoloso degli arroganti. Se vivi a contatto con una persona di questo tipo, chiedi dei consigli.

Per questa ragione alcune persone arroganti diventano criminali.

(AA.VV.)

Perché la nostra presenza qui, ora

Perché la nostra presenza, qui, ora?

Il perché della nostra esistenza, per chi?

E tante altre domande sulla nostra provenienza che spesso ci poniamo senza trovare una spiegazione, o delle risposte chiare che non siano le solite espresse dall’antropologia, mediante la teoria darwiniana, o dalle religioni.

Noi… chi siamo?  È la domanda che sintetizza la nostra voglia di sapere.

Ma non c’è sapere se non c’è Conoscenza, la conoscenza storica della nostra esistenza, quella che si ottiene cercando, scavando, analizzando, verificando, con tenacia, passione e determinazione. Ma soprattutto predisponendoci senza preconcetti o retaggi alle risposte che si troveranno sul sentiero della ricerca, nella consapevolezza che per comprendere il presente, “Noi… chi siamo?”, dobbiamo conoscere il passato, “Da dove veniamo”, quel passato fin troppe volte ammantato dal velo del segreto,  o volutamente fatto cadere nell’oblio.

Sempre e ancora con la consapevolezza che quel “velo” non è inamovibile e l’oblio, sebbene sia una dimenticanza duratura,  non lo è per sempre, è un fenomeno che si può invertire. Sempre che lo si voglia…

(c) Biagio Russo

Il matrimonio sacro

A Sumer il Matrimonio Sacro, l’unione tra i due amanti divini, veniva nello stesso tempo rappresentato e realizzato con una vera notte d’ amore tra il re del paese, nelle vesti di Dumuzi, e una sacerdotessa in quelle di Inanna.

La cerimonia notturna, che avveniva nella camera più riposta del tempio, era segreta e si svolgeva secondo un rituale tramandato fin dalla notte dei tempi.
Secondo quanto è riportato nel famoso poema L’ EPOPEA DI GILGAMESH, Isthar s’ innamorò di Gilgamesh e tentò di sedurlo, ma questi la respinse ed ella, furente d’ odio e di gelosia, gli lanciò una terribile maledizione che gettò l’ eroe nella pena e nell’ angoscia.

Alla dea Isthar furono intitolate le possenti e meravigliose mura di Babilonia, la cui fama circolò per tutto il mondo antico e si protrasse nei secoli. Si diceva che fossero inespugnabili e che la stessa dea, in tenuta da battaglia, sorvegliasse l’ ingresso principale alla città durante gli assalti o i preparativi di guerra.
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Grazie Francesca