- Al porto arrivavano e partivano i mercanti con le loro merci.
- Le mura della città erano spesse e costruite con mattoni cotti, più robusti di quelli usati per le case.
- Le dighe permettevano di controllare le piene del fiume. I canali erano vere e proprie vie navigabili, utili per il commercio, ma anche per difendersi dagli invasori.
- Il palazzo reale era la casa del re, oltre che simbolo del potere.
- Il cimitero reale era destinato al re, alla regina e a tutta la corte insieme ai loro oggetti preziosi.
- La ziqqurat era il centro religioso, economico e culturale della città-stato e le attività commerciali si svolgevano intorno ad essa.
L’enigma dei Sumeri
Quale binomio più giusto e coerente?
In effetti, fin dalla fine del XIX secolo, quando fu finalmente decifrata la scrittura cuneiforme dando vita alla nascita dell’assiriologia, si generò un ampio scontro tra i due schieramenti, uno pro e l’altro contro l’attribuzione della paternità di questa nuova scrittura alla lingua sumera di origine semitica. Una diatriba che rese ancor più accidentato il percorso della ricerca delle origini di questo straordinario quanto incredibile popolo che con questa invenzione decretò la fine della Preistoria e l’inizio della Storia.
Immigrati dalla Valle dell’Indo o originari dei territori montani del Caucaso?
Popolazione semita o non semita?
Quesiti relativi ai Sumeri ai quali il mondo accademico, da ben 150 anni, non è ancora stato capace di trovare risposte certe e quindi definitive. Ma le cose stanno proprio così?
Sta di fatto che, allo stato attuale della nostra conoscenza, benché sulla provenienza geografica di questa straordinaria civiltà ci sia chi sostiene pariteticamente l’una o l’altra delle due ipotesi appena indicate, per quanto riguarda l’appartenenza etnica sembrerebbero tutti d’accordo sull’origine non semitica. Sembrerebbero!
È incerto se i Sumeri fossero autoctoni, ma più probabilmente giunsero con una migrazione dall’altopiano iranico o dalla regione indiana;
Abbiamo detto “sembrerebbero”!. Si. Un condizionale, prudente ma soprattutto espressione di un pensiero frutto dell’essere consci che, alla chiusura di un conflitto, in questo caso archeologico-letterario, l’armistizio si concretizza sempre con uno o più compromessi sopportati, come è logico, dalla parte perdente.
Rimane molto interessante la questione che i Sumeri provenissero dalla regione caucasica, come una serie di rilievi archeologici storico-letterari lo affermerebbe.
Ma la storia, come si sa, la scrivono i vincitori. Una storia che, quando va bene, costituisce una mezza verità, e l’altra mezza, ovviamente, si tende a farla deliberatamente cadere nell’oblio. Tant’è che da quel momento, circa 50 anni fa, sebbene ci siano stati dei timidi tentativi di ricerca, nel mondo accademico non si è più prodotto alcun progresso verso l’enigma delle origini della civiltà sumera. Stallo totale. Strano, non è vero?
Ma se fosse la solita tecnica oscurantistica attuata dal vincitore? Oppure si tratta di una normalissima coincidenza? Il dubbio rimane. A tal proposito Voltaire diceva: “Il dubbio è scomodo ma solo gli imbecilli non ne hanno.” Personalmente considero i dubbi la molla propulsiva del sapere, del conoscere e del ricercare. Quindi, mettiamoci all’opera in maniera severa ed ordinata.
Era alla fine del XX secolo quando imperversava lo scontro tra i vari studiosi circa l’accettazione della definizione di una nuova scrittura derivante dalla lingua sumera di origine semitica. La divergenza tra i due schieramenti era tale che i contrari, la parte più consistente, giunsero perfino a negare l’esistenza del popolo, sumero. Però, successivamente questa posizione negazionista dovette mutarsi in possibilista a fronte delle numerosissime prove anche archeologiche che sostenevano la tesi opposta. Ma questo cambio di atteggiamento fu l’unica apertura concessa. In breve, la nuova scrittura e la nuova lingua apparteneva al popolo Sumero che come tale non era di origine semita.
Un compromesso raggiunto con la buona pace di tutti, che indubbiamente ha condizionato tutta la futura filologia dei stesti mesopotamici. Un compromesso che, rileggendo la storia di quel periodo, genera il grande sospetto che esso non fosse scevro da condizionamenti esterni ed estranei, in un certo qual modo, al mondo archeologico e letterario. Perché? Perché proprio in quell’epoca in Europa iniziavano a soffiare i primi vènti antisemiti, e gli studiosi pan germanici non ne erano certo immuni. Una risposta, forse, che non è risolutiva del dubbio, ma che, come vedremo, rappresenta la Stella Polare nel nostro cammino alla ricerca delle origini del popolo Sumero.
Nella miriade di documenti da me esaminati ho avuto modo di leggerne uno straordinario.
Tanto per il suo contenuto quanto per l’autorevolezza del suo autore, tale è Samuel Noah Kramer, il più importante sumerologo del XX secolo. La pubblicazione di Kramer risale al 1963. Perché non è stata messa in luce? Perché non ha ricevuto la giusta risonanza che meritava?
Le conclusioni a cui Kramer giunse, dopo averci portato per mano in un percorso storico e razionale, sono rivoluzionarie; sicuramente scioccanti per l’elevato impatto che esse, se accolte, avrebbero avuto sugli studi biblici. Sarà per questi motivi che sia i sumerologi che gli studiosi del testo biblico, come contromisura, adottarono la strategia dell’indifferenza?
Come spesso accade nel mondo accademico, quando la presentazione di una teoria si discosta dall’ortodossia scientifica in maniera che oserei definire risolutiva, essa viene definita eretica!
Ma quando l’autore dello studio è del calibro del professor Kramer, tacciarlo di eresia avrebbe sollevato un grande e controproducente polverone alimentato, oltretutto, dalla sua conclamata serietà professionale.
Di conseguenza, ecco che i “generali accademici” dell’epoca, per contrastare la minaccia della conclusione a cui era giunto il sumerologo, optarono per una mossa alternativa al tradizionale e consueto discredito: il silenzio. Tutto chiaro!
Gli studi di Kramer partono dalla considerazione generata dal confronto tra il conosciuto della civiltà sumera e la tradizione israelita.
Secondo tali studi, seguendo la narrazione biblica, gli antenati dei patriarchi ebrei, lasciato l’Eden, si trasferirono ed infine si stabilirono nella “Terra di Shinar”, l’antica Sumer. Studi che avvalorano, in particolare, le relazioni tra i patriarchi biblici e i Sumeri:
“I risultati raggiunti dai sumeri in fatto di civiltà, religione e letteratura hanno lasciato un’impronta profonda non solo sui popoli a loro vicini in termini di spazio e tempo, ma anche sulla cultura dell’uomo di oggi, soprattutto attraverso la loro influenza, sia pure indiretta, sugli antichi ebrei e sulla Bibbia. Quanto gli ebrei debbano ai sumeri appare evidente ogni giorno di più, a mano a mano che vengono ricomposti e tradotti i testi della letteratura sumera; che, a quanto ci è dato di vedere, ha non poche caratteristiche in comune con i libri della Bibbia.”[1]
Quello che ad una prima lettura potrebbe sembrare una teorica premessa, in verità oggi è un concetto ormai consolidato. Ad essere precisi, Kramer lo aveva già ampiamente dimostrato nella sua pubblicazione del 1956 dal titolo “From the sumerian tablets”[2] e tale opinione fu poi largamente accettata dal mondo accademico.
Come ogni buon progetto di indagine, anche questo parte da un dato di fatto, uno status quo fondamentale che genera inevitabilmente delle domande come:
“Se i sumeri sono stati un popolo che nel Vicino Oriente antico ha raggiunto risultati tanto importanti in campo letterario e culturale da lasciare un’impronta indelebile sulle opere degli uomini di lettere ebrei, perché mai la Bibbia quasi non li nomina?”[3]
Nell’Antico Testamento vengono citate quasi tutte le civiltà importanti del Vicino Oriente antico come Egizi, Cananei, Amorrei, Urriti, Ittiti, Assiri, Babilonesi, ed altri. Ma i Sumeri non vengono indicati. Perché?
Come già detto precedentemente, il professor Kramer era persona di provata onestà e capacità, e queste qualità emergono anche in questa occasione; lo dimostra il fatto che con la pubblicazione di questo lavoro non intendesse solo servire la causa dell’assiriologia, ma anche riproporre una analoga indagine pubblicata la prima volta nel 1941. Indagine il cui autore era nientemeno che il suo maestro Arno Poebel (1881-1958), altro grande ricercatore del pianeta Mesopotamia.
Il motivo di questa riesposizione? Trasparentissimo. Ecco come lo giustifica:
“Vale la pena di ricordare che a questo interessante enigma il mio maestro e collega, Arno Poebel, ha proposto una soluzione in un articolo pubblicato dall’«American Jounal of Semitic Languages» (vol. 58, 1941, pp. 20-26). L’ipotesi di Poebel non ha trovato alcuna eco tra gli orientalisti e sembra che sia caduta nel dimenticatoio. È mia opinione, tuttavia, che reggerà la prova del tempo e che prima o poi avrà il riconoscimento che le spetta, in quanto contributo significativo alla determinazione delle correlazioni tra ebrei e sumeri.”[4]
Ogni commento è superfluo. Questo paragrafo trasuda sconforto, dolore, sbigottimento, ma, nello stesso tempo, speranza e fiducia per un futuro che saprà riconoscere meriti ed onori trascurati.
Le mie sensazioni erano giuste, tanto quanto i dubbi da esse generate: gli orientalisti – come li definisce Kramer – hanno disprezzato con la noncuranza. Assodato questo, rimane da capire perché.
Con la pubblicazione del risultato di questa straordinaria analisi, lo scopo di Kramer fu di dare la soluzione all’enigmatica assenza dei Sumeri dal racconto biblico.
Per fare ciò, l’autore prese in esame in maniera rigorosa la grammatica della scrittura sumera. Vediamo come.
Nell’uso delle consonanti, quando queste si trovavano al termine di una parola, i Sumeri omettevano di pronunciarle. Nel caso specifico in cui la parola fosse dingir, essa veniva pronunciata “dingi”, per quanto la consonante “r” fosse scritta. Proseguiamo:“Torniamo dunque al nostro problema e alla ricerca della parola «Sumer», o meglio «Shumer», per usare la forma che compare nei documenti in caratteri cuneiformi. Poebel fu colpito dalla somiglianza tra «Shumer» e «Shem», il nome del figlio maggiore di Noè, da cui derivano gli eponimi come Ashur, Elam, e soprattutto, Eber, l’eponimo degli ebrei.”[5]
Il passo della Bibbia, a cui si fa riferimento, è in Genesi 10, 21-22 ed è il seguente: 21 Unto Shem, the father of all the children of Eber […]. 22 The children of Shem; Elam, and Asshur, and Arphaxad, and Lud and Aram.[6]
Ora, considerato che, come ormai comunemente accettato dall’intera comunità degli storici, per “figli di Eber” si intende il popolo ebreo, non potrebbe ugualmente dirsi che il nome Shem rappresenti l’eponimo del termine Shumer, ovvero la terra di Sumer?
Per Kramer non c’è alcun dubbio: la risposta è affermativa e ce lo dimostra precisando che: la vocale ebraica “e” equivale spesso alla vocale cuneiforme “u” (v. lo shum accadico e lo shem ebraico entrambi significanti “nome”); come indicato nelle righe precedenti in merito all’uso delle consonanti finali, la parola shumer veniva pronunciata shumi o, più frequentemente, shum (la vocale “i” è molto corta), così come nella lingua ebraica la parola sarebbe stata pronunciata shem.
Ecco la conclusione di Kramer: “Se l’ipotesi di Poebel risulta corretta, e Shem corrisponde a Shumer/Sumer, dobbiamo concludere che gli autori ebrei della Bibbia, o quanto meno alcuni di loro, considerarono che i sumeri fossero gli antenati del popolo ebraico.”[7]
È all’interno di questo periodo che c’è la causa rivoluzionaria che avrebbe generato l’umiliante indifferenza dei sumerologi: «[…]che i sumeri fossero gli antenati del popolo ebraico». Ma questa, al momento, costituisce solo un sospetto che, sebbene forte, non è certezza. La nostra indagini, quindi, non è terminata, ma forse siamo sulla strada giusta che ci porta alla soluzione che, come vedremo tra poco, è ormai ad un passo da noi.
Riflettiamo. Abbiamo detto “umiliante indifferenza dei sumerologi”. Se questo atteggiamento fosse verità e non sospetto, in quale miglior contesto coerente troverebbe allocazione se non in quel conflitto archeologico-letterario indicato come “questione sumerica”?
In sintesi, in quel contesto, nel 1857 fu finalmente decifrata la scrittura cuneiforme e decretata la nascita dell’assiriologia; l’eccezionalità dell’avvenimento avrebbe cambiato, da quel momento, la conoscenza storica di tutta l’antica area mediorientale e, quel che più contava, della conoscenza delle origini della civiltà umana. Come già detto in precedenza, in quel tempo, in Europa iniziavano a soffiare i primi vènti antisemiti; con il passare del tempo, tra i ricercatori prese sempre più terreno la persuasione che la lingua di una parte dei testi babilonesi e assiri non fosse semita. Quei ricercatori, avversi alla nuova teoria di Kramer che dava alla scrittura sumerica ed al popolo che la espresse un’origine semita, giunsero perfino a negare l’esistenza della lingua sumerica se non addirittura a negare l’esistenza del popolo sumero stesso. Una posizione, questa, che non fu totalmente vincente, ma che per il mondo accademico degli orientalisti diventò un fatto deciso, accettato e definitivo: la scrittura, il suo linguaggio ed i loro padri Sumeri non erano semitici.
Ci siamo. Il cerchio sta per chiudersi. Siamo finalmente giunti al compromesso di fine conflitto: per i Sumeri andava bene la gloria, il merito, la gratitudine per aver inventato la scrittura ancor prima degli egiziani, nonché l’ammirazione per il suo straordinario sapere. Ma questo popolo non poteva e soprattutto “non doveva assolutamente essere semita”.
Per contro, due assiriologi di fama mondiale e competenza universalmente riconosciuta, Arno Poebel nel 1941, Samuel Noah Kramer nel 1963, con coraggio, coerenza e indiscussa capacità professionale, pubblicarono la loro straordinaria scoperta circa l’origine degli inventori della scrittura adducendo, prove storiche e filologiche alla mano, che i Sumeri:
- sarebbero i discendenti del biblico Shem figlio di Noè, superstite del diluvio;
- si insediarono nella Mesopotamia meridionale in quel territorio che, per la loro presenza, prese il nome di “Terra di Shumer” (la biblica Shinar);
- contrariamente al pensiero convenzionale di quel momento, erano evidentemente un popolo semita.
Rivelazioni sconcertanti? No assolutamente, tutt’altro.
Esse segnano il progresso della conoscenza, lo scioglimento dei dubbi, la soluzione di un enigma. Eppure, al tempo furono “private dell’ossigeno della pubblicità.”[8]
Era il 1941. L’Europa era in piena seconda guerra mondiale e l’anti-semitismo era alla sua massima espressione. Un antisemitismo che, nonostante l’origine del termine, non si riferisce all’odio rivolto a tutte le popolazioni semitiche bensì all’odio e alla discriminazione unicamente verso gli Ebrei. E “Shem” era il padre di tutti gli Ebrei.
Lascio a voi le considerazioni finali che sì, in questo caso, sono davvero sconcertanti.
Proprietà letteraria riservata.
Fonte: Schiavi degli Dei – l’alba del genere umano.
© 2009 Biagio Russo
© 2010 Drakon edizioni
Vietata ogni riproduzione senza permesso dell’editore Drakon edizioni.
[1]xS.xN. Kramer, The Sumerian – their history, Culture and Character, p. 290, .University of Chicago Press, Chicago, USA 1963/1971.
[2]. S. N. Kramer, op. cit.
[3]. S. N. Kramer, The Sumerian, p. 297 op. cit.
[4] Id.
[5] S. N. Kramer, The Sumerian, p. 298, op. cit.
[6] The Authorized Version or King James Version (KJV), 1611, 1769.
[7] S. N. Kramer, The Sumerian, p. 298, op. cit.
[8] D. Rhol, p. 132, op. cit.
Le civiltà dei grandi fiumi
Perché queste civiltà, distanti anche migliaia di chilometri l’una dall’altra, sorsero tutte lungo grandi corsi d’acqua come il Nilo, il Tigri e l’Eufrate, il Giordano, l’Indo, il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro?
Innanzitutto, il fiume era un’enorme riserva d’acqua dolce, necessaria per bere, lavarsi, preparare i cibi.
Inoltre, la presenza d’acqua in abbondanza permetteva di coltivare la terra e allevare gli animali. Fu proprio per questi motivi che alcune popolazioni nomadi, che fino ad allora avevano vagato per quei territori alla continua ricerca di cibo, decisero di fermarsi e abitare stabilmente quelle zone. Nacquero così i primi villaggi e, in seguito, le prime città e i primi stati. Il fiume, inoltre, rappresentava una formidabile via di comunicazione, che venne sfruttata per spostarsi e scambiare i prodotti locali con quelli dei popoli vicini. Oltre allo sviluppo dell’agricoltura e dell’allevamento del bestiame, quindi, il fiume permise anche lo sviluppo delle prime forme di commercio.
Ebrei ispirati dai Sumeri
La scoperta di tradizioni identiche, ma antecedenti alla teologia israelita, dimostra l’ebreizzazione di antichi miti. “Tutte le leggende mesopotamiche circolavano anche nella terra di Canaan prima dell’invasione ebraica”, afferma nella sua indagine critica lo studioso E. Lipinsky.
Per dovere di cronaca storica, i Sumeri non possono aver influenzato gli Ebrei direttamente, molto semplicemente perché essi cessarono di esistere molto prima della comparsa degli Ebrei.
Ciò premesso, non c’è dubbio, però, che i Sumeri influenzarono profondamente i Cananei, che precedettero gli Ebrei in quella terra che divenne nota più tardi con il nome di Palestina, nonché, ovviamente, i loro vicini, come gli Assiri, i Babilonesi, gli Ittiti, gli Urriti e gli Aramaici.
Il resto è storia.
SE LA CANTA E SE LA SUONA
Fate molta attenzione a chi “se la canta e se la suona” nel diffondere notizie, informazione e pseudo conoscenze.
Costui, per affermare se stesso, fa spesso ricorso a ignobili tecniche persuasive “vendendosi” come povera vittima!
Diffidate della falsa conoscenza, è molto peggiore dell’ignoranza.
Aprite gli occhi e la mente, il lupo si veste da agnello, cosa avviene dopo lo sapete!
PER INANNA
Questa iscrizione è divisa in due colonne. La colonna di sinistra viene letta per prima. Ogni colonna è divisa in linee, ognuna delle quali include una frase sostantivo o una frase verbale. I singoli segni cuneiformi vengono letti da sinistra a destra.
Col. I. | 1 | Inanna | Per Inanna, |
2 | ninani | la sua Signora | |
3 | UrNammu | Ur-Nammu, | |
4 | nitah kalaga | l’uomo potente, | |
Col. II. | 5 | lugal Urima | Il re di Ur, |
6 | lugal Kiengi Kiurike | Il re di Sumer e Akkad | |
7 | eani | Il suo tempio | |
8 | munandu | costruisce |
Il sumero era parlato nella parte più meridionale dell’antica Mesopotamia. Con i suoi testi più antichi risalenti al 3000 a.C., ha la particolarità di essere la prima lingua attestata a noi nota. Dopo la sua morte come lingua parlata, verso il 2000 a.C., continuò a essere studiato nel sistema scolastico mesopotamico per altri mille anni. La letteratura sumera è la più antica letteratura conservata al mondo.
Il sumerico ha anche la particolarità di essere un “isolante linguistico”: non ha parenti evidenti, vivi o morti. Deve aver avuto parenti in passato, ma tutti si sono estinti, senza che nessuno di loro fosse individuato.
Come prevedibile, è studiato principalmente da coloro che sono interessati alla storia e alla cultura della Mesopotamia. Ma è anche interessante per i linguisti generali, per i quali offre una serie di caratteristiche interessanti.
La stragrande maggioranza dei testi sumerici è costituita da documenti amministrativi e contabili. Il testo qui riprodotto è una “iscrizione reale”.
Si tratta di testi relativamente brevi in cui un sovrano trasmette i suoi successi, spesso la costruzione di un tempio. Questo particolare era inciso su un mattone di fango. Questi mattoni facevano parte della struttura di un tempio o palazzo.
Non sarebbero stati visibili agli osservatori: la loro funzione era di proclamare i risultati di un sovrano agli dei, non ai mortali contemporanei. In molti casi, lo stesso testo è stato registrato su dozzine di mattoni. Questo particolare mattone fu commissionato da un Ur-Nammu, che governò nella città di Ur dal 2112 al 2095 a.C. Registra la dedica di un tempio di Ur a Inanna, la dea più importante del pantheon sumero. Di questa stessa iscrizione, è stata conservata una decina di mattoni.
La maggior parte dei testi sumerici erano scritti su “tavolette” di argilla create quando uno scriba andava al fiume, raccoglieva un po’ di argilla, la formava in una forma comoda, prendeva una canna da usare come stilo e scriveva direttamente sull’argilla. Queste compresse venivano quindi esposte al sole ad asciugare. Compresse importanti, quelle che gli scribi dovevano conservare per qualsiasi motivo, venivano cotte nei forni.
Il primo mattone trovato con questo tipo d’iscrizione , fu scoperto in uno scavo nella città di Uruk, nel 1850. Oggi conservato nel British Museum, fu “pubblicato” nel 1861 da Sir Henry Rawlinson, la figura più importante nella decifrazione della scrittura cuneiforme. La sua edizione è apparsa nel primo volume di un’importante serie intitolata The Cuneiform Inscriptions of Western Asia, pubblicata dal British Museum.
Il mattone qui riprodotto, proveniente da Uruk, fu pubblicato nel 1905 dal British Museum come parte di una lunga serie di volumi chiamati Cuneiform Texts.
(con il contributo di
John L. Hayes, Lecturer, Department of Near Eastern Studies
CAL – U.S.A.)
Attenzione! Occhi aperti!
Ribadisco con fermezza che in merito alla vita extraterrestre, io sono un convinto assertore. Sarebbe assurdo il contrario, già solo considerando che la nostra galassia è composta da ben oltre 200 miliardi di stelle, cioè 200 miliardi di Soli come il nostro.
Ma…
Laddove si parli o si propagandi in maniera palese o latente la teoria degli antichi astronauti, è bene sapere che non v’è nessuna certezza circa la loro presenza nell’antichità. L’unica pretesa supposizione di costoro deriva dal fatto che le strutture particolari, tra cui le piramidi, erano architettonicamente e ingegneristicamente superiori a quelle dei popoli antichi e, pertanto, la loro costruzione è da attribuire esclusivamente agli alieni. Peccato che tali sostenitori non riescano a vedere “oltre”.
Costoro hanno un gap da colmare che al momento è decisamente deficitario: l’autostima nei confronti del proprio genere. Oppure hanno altri scopi che non sono certo a favore del “prossimo” e della divulgazione della conoscenza del passato.
Noi siamo soltanto l’ultima delle civiltà di questo meraviglioso pianeta Terra!
Quindi, attenzione al “flautista magico”!
Fonti:
(c) Biagio Russo, Schiavi degli Dei – l’alba del genere umano, 2009-2010 Drakon edizioni.
(c) Biagio Russo, Uomini e Dei della Terra, 2016 Drakon edizioni.
La sua radice è nel Cuore
Ciò che l’uomo di bene considera come natura propria – senso dell’umano, del giusto, dei riti e il discernimento – ha la sua radice nel Cuore, ma risplende sul viso, corre lungo la spina dorsale e si diffonde nei quattro arti che, senza aver bisogno di alcun discorso, lo lasciano trasparire.
(Mencio – Maestro Meng – 372 ca. – 289 ca. a.C.)
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Liberamente tratto da “Uomini e Dei della Terra” di Biagio Russo
(c) Drakon edizioni 2016.
Vocabolario sumero-accadico
“Nella disgrazia l’uomo è pronto a credere e quando l’ingannatore fa intravedere la fine dei mali incombenti, allora il misero s’abbandona tutto alla speranza”.
(Giuseppe Flavio)
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La tavoletta d’argilla in foto costituisce un vocabolario sumero-accadico, XVI volume dell’enciclopedia composta da 24 volumi.
Risalente al I sec. a.C., proviene da Warka, l’antica Uruk e, con la sigla AO 7662, è conservato nel Museo del Louvre a Parigi.
Con strumenti del genere, ci voleva tanto per verificare se “certe” traduzioni, passate e/o presenti, fossero corrette, arraffazzonate o… manipolate?
E’ deprimente constatare che c’è chi oggi continua a difendere e/o a sostenere il falso pur davanti all’evidenza!
Bisogna capire che la maggior parte di loro non è pronta per essere “scollegata”.
Tanti di loro sono così… ma tanti altri stanno iniziando ad uscire dalla “falsa realtà”!
Come individuare gli arroganti
Ti sembra di imbatterti sempre in gente piena di sé, intollerante, scortese o maledettamente arrogante?
Certe persone possono essere la fonte di potenziali sofferenze… questi otto punti che seguono, ti aiuteranno a identificare facilmente gli “autentici arroganti” dai “lievemente arroganti”.
Ma, attenzione!!! Non dimenticare di leggere.
1
Fai attenzione alle loro conversazioni. Cerca di ascoltare i loro discorsi sia quando parlano con te che con qualcun altro, ma non metterti a origliare. Parlano sempre di sé stessi? Perdono la pazienza o si infastidiscono se l’attenzione si sposta su qualcun altro? Sono i tratti distintivi di un arrogante.
L’arroganza e la presunzione spesso cercano di mascherare l’aver vissuto ben poche esperienze, pertanto, temendo il confronto con gli altri, tendono a elevare se stessi facendo credere di “avere qualcosa in più di loro”. Piuttosto che imparare dagli altri, o fare domande (cosa che vedono come segno di vulnerabilità), gli arroganti tendono a generalizzare e, basandosi sulle loro limitate esperienze di vita, vorrebbero imporre agli altri il loro punto di vista.
La gelosia per ciò che hai, o che hai raggiunto, potrebbe portare una persona a diventare arrogante; osserva se sta cercando in ogni modo di mostrarsi migliore di te o se vuole ostentare il possesso di qualcosa che tu non hai.
Gli arroganti hanno un disperato bisogno di apparire nel modo giusto. Se anche proverai a fare un piccolo commento non gradito, anche se solo leggermente provocatorio, l’arrogante diventerà furioso nei tuoi confronti. Questo accadrà ogni qual volta metterai in dubbio (anche non volendo) il loro aspetto, la loro intelligenza, le loro abilità atletiche, o qualsiasi altra cosa legata all’immagine che vogliono dare di se stessi.
2
Metti alla prova la loro visione del mondo. Non essere aggressivo, ma solo scettico e curioso. Se si offendono, valuta l’entità della loro rabbia. Se è minima, forse hanno solo avuto una giornata difficile. Ma se si infuriano, allora è perché tu stai mettendo in discussione la loro “perfetta visione limitata”… e averne una è già segno distintivo di arroganza.
Prima o poi la maggior parte della gente si rende conto che il mondo non gira affatto attorno a loro. Gli arroganti cercano di contrastare questo dato di fatto dando vita a un’atmosfera illusoria, nella quale il mondo continua ancora a girare nel modo in cui vogliono. Se qualcuno gli ricorda come stanno veramente le cose, non potranno far altro che infuriarsi.
Niente spaventa un arrogante più che il dubbio, perché è qualcosa di imperfetto e difficile da governare. L’incertezza potrebbe suggerire l’idea di un cambiamento, e l’arrogante non è sicuro di saperla gestire. Perciò, piuttosto che accettare che il mondo gira come gli pare, e spesso ruota in senso contrario rispetto ai desideri degli uomini, l’arrogante si ostina a voler mantenere un controllo su tutto e tutti – ovviamente si tratta di una missione impossibile.
Quando la realtà riemerge, fa sempre male. Perciò un arrogante non è portato a riflettere su stesso o ad analizzarsi, perché vuole ignorare le sue imperfezioni. Spesso tende anche a darsi dei meriti che in realtà appartengono ad altri.
3
Scopri il vero valore della loro amicizia. Senza diventare ficcanaso e pettegolo, cerca di studiare come gestiscono i loro rapporti di amicizia: se un giorno odiano a morte qualcuno e il giorno dopo ne sono entusiasti è probabile che non siano circondati da amicizie sincere. Ecco un altro chiaro segno di arroganza. È facile intuire quanto sia difficile essere veramente amico di qualcuno che è sempre pieno di sé. I presuntuosi hanno un bisogno disperato di apparire, e anche non dipendere mai da nessuno è uno dei tanti modi per cercare di sembrare migliori. Dato che essere un amico significa anche aiutare qualcuno quando ne avrà bisogno, gli arroganti in genere non riescono a gestire una vera amicizia.
Paradossalmente, gli arroganti spesso continuano a chiedersi perché non abbiano al loro fianco degli amici affidabili su cui poter contare.
4
Come si comportano con le persone diverse da loro? In altre parole, come reagiscono di fronte a punti di vista, culture e opinioni differenti? Se il loro approccio in questi casi è istintivamente negativo, gli arroganti staranno tentando di ignorare completamente l’altro, o evitarne il confronto per paura che qualcuno arrivi a mettere in discussione le loro certezze. In base a ciò che conosci di quelle persone, e osservandone le reazioni, sforzati di capire quale dei due atteggiamenti stanno adottando.
Spesso la gente boriosa è convinta che il “loro punto di vista” sia il solo degno di attenzione. Si tratta solo di un meccanismo di protezione per salvaguardare le loro illusioni e la falsa immagine che si sforzano di proiettare.
5
Com’è il loro carattere? Prendi nota di come si comportano, di come parlano e di come fanno uso del loro status sociale. Si danno delle arie? Parlano tantissimo? Si atteggiano come se fossero i padroni o l’attrattiva principale? Sono sempre presi a proiettare la loro immagine?
Molti arroganti credono di essere affascinanti, ma in realtà nessuno li vede così. Se capiranno di non incontrare il tuo appoggio non si faranno problemi a comportarsi male con te.
Quando un arrogante si comporta male, in genere i suoi amici cercano di ignorarlo e non fanno niente per riprenderlo, perché hanno paura delle reazioni del loro “amico”.
6
Parla di persone che non piacciono all’arrogante. Ciò non significa provocare un conflitto, ma evidenziare la loro competitività, il loro disappunto e la loro inimicizia. Se la disapprovazione per qualcuno sembra essere ragionevole, probabilmente non sono troppo orgogliosi, se invece è estremamente severa, allora lo sono.
Nella maggior parte dei casi gli arroganti percepiscono le persone che non gli piacciono come delle minacce alla stabilità della loro perfezione. Più odiano qualcuno, più grave sarà la minaccia lanciata contro il loro mondo immaginario. E ovviamente, più si sentono minacciati più aspre saranno le loro critiche.
7
Chiedi agli altri cosa dicono di te. Se stanno dicendo in giro cose poco carine, probabilmente non gli piaci. Se davanti a te si comportano bene, ma appena volti le spalle si sbizzarriscono con commenti negativi, non preoccuparti: è il loro passatempo preferito, e probabilmente hanno qualche problema d’orgoglio.
Un arrogante – a volte inconsciamente – si rende conto di non avere nessun buon amico. Per compensare questo deve creare l’impressione di essere circondato da tanti amici, ovviamente altri amici dalla stessa mentalità “quantità ma non qualità”. E appena questi amici-trofeo gli voltano le spalle, inizierà a insultarli.
8
Sii benevolo. Non giudicare negativamente gli arroganti o scivolerai al loro stesso livello. Spesso indossano questa maschera perché devono nascondere i propri punti deboli e le proprie paure. Il più delle volte hanno bisogno di costruirsi un’impeccabile immagine di se stessi per coprire la sofferenza interiore. Ma non dovrai nemmeno permettergli di prevaricarti: mantieniti saldo nei tuoi principi ma prendi le distanze. Potrai avvicinarti per notare ciò che veramente c’è di buono in loro, e lodarli solo per quello che davvero meritano. A volte incontrare delle ostilità da parte di qualcuno può spingere gli arroganti a essere più sinceri con se stessi, interrompendo per un po’ la loro sceneggiata di superiorità.
Una grande vulnerabilità può in realtà nascondersi dietro all’arroganza. Secondo la legge della compensazione, credono in questo modo di scacciare la propria debolezza. Per esempio, se un arrogante è cresciuto tra difficoltà economiche, ma in seguito ha iniziato a essere benestante, dietro il suo essere snob potrebbe celarsi la paura di ricadere nella povertà del passato.
Consigli
Cerca di stare il più lontano che puoi dagli individui arroganti; possono causarti molta sofferenza. D’altra parte, però, riuscire a conoscerli e saperli gestire potrebbe rivelarsi una qualità molto utile per il tuo futuro, potrebbe esserti d’aiuto nel mondo del lavoro, nel tuo team, nello sport ecc. Se saprai cosa fare, sarai in grado di metterli in guardia e frenare le loro borie in tua presenza. Non c’è bisogno di scappare dalle cose che non ci piacciono, o finiremo per scappare tutta la vita!
Anche se è difficile, cerca di non odiarli. Potrebbero nascondere un passato doloroso, qualcosa di se stessi che non riescono ad accettare, o magari sono stati feriti da qualcuno.
Ricorda che potrebbero avere a che fare con la tua stessa sofferenza, ma la stanno affrontando in un modo sbagliato, e tutt’altro che salutare. Invece che risolvere il problema si nascondono. Anche il dolore può portare all’arroganza.
Un riassunto dei sintomi dell’arroganza: intolleranza verso tutti quelli che sono diversi da loro, impossibilità di considerare validi altri punti di vista (a esclusione del proprio), tendenza a criticare pesantemente, difficoltà nel creare legami duraturi, narcisismo.
Assicurati di non essere tu l’arrogante. Se lo sei, riconoscilo e sii obiettivo, non cercare di biasimarti.
Gli arroganti di solito fanno fatica ad accettare le scuse di qualcuno.
È difficile poter perdonare chi ha messo in discussione la loro immagine o ha cercato distruggergli le illusioni.
Gli arroganti in genere non riescono ad avere buoni amici. Ricordati di questo, se mai dovessi desiderare di essere “popolare” come loro.
Ricordati che c’è sempre differenza tra l’essere determinato e l’essere arrogante. Inoltre, ci sono persone che sono molto ansiose: la loro ansia di dover dominare la conversazione potrebbe farli passare per arroganti. Facendo caso però al modo in cui interagiscono con gli altri capirai se lo sono veramente. Una persona determinata, o una nervosa, aspetteranno di conoscere il tuo punto di vista, e potranno anche farti delle domande, mentre un arrogante non solo ignorerà le tue necessità e i tuoi punti di vista, ma potrebbe anche mancarti di rispetto.
Fanno mai delle battute su situazioni sulle quali non dovrebbero scherzare? Fanno delle battute su qualcuno che sta passando un brutto momento solo per scatenare qualche risata da quattro soldi? Non si preoccupano dei sentimenti degli altri?
Agli arroganti spesso non importa proprio niente dei sentimenti degli altri, dato che difficilmente riescono a identificarsi nelle loro situazioni.
Le persone che stanno attraversando un momento difficile potrebbero diventare l’argomento di battute grossolane da parte degli arroganti. Ma si lasceranno scappare certi commenti solo quando sono sicuri di essere circondati dal pubblico giusto, non lo diranno mai apertamente.
Gli arroganti si sentiranno sempre in dovere di proteggere qualcosa – che sia la loro immagine o la loro centralità nell’universo. Se avranno l’impressione che stai cercando di intaccare una di queste di cose, allora ti odieranno. Impara a lasciar stare, perché non dipende da te, si tratta di qualcosa ancora più forte di loro.
Per quanto riguarda la loro popolarità, perché sono popolari? Lo sono perché trattano bene i loro amici o perché semplicemente si danno tante arie?
Darsi delle arie non significa essere in grado di rispettare le persone. La loro immagine è basata sull’apparenza, potrebbero essere ricchi, piacenti, atletici, avere una buona personalità (ma per coloro che rientrano nei criteri delle “possibili” amicizie), oppure magari sfoggiano un fascino fasullo (la loro natura si svela rapidamente, se li fai arrabbiare). Gli arroganti in genere possiedono una o più di queste caratteristiche.
Se, provocando una lite con una persona arrogante, dovessi venire ferito fisicamente, non esitare a chiedere aiuto.
Avvertenze
Se ti capitano davanti, ignorali, fai finta di non vederli, niente li disturberà di più dell’essere ignorati, non dare loro alcuna soddisfazione. Dato che devono costantemente alimentare la propria autostima, attraverso il confronto diretto si infiammeranno un bel po’ e il loro ego si ingigantirà. Quello che vogliono è attirare l’attenzione per mascherare la loro insicurezza, quindi fare finta di non vederli è una buona strategia.
Dipende dalle situazioni: a volte non è possibile ignorarli completamente, e potrebbero odiarti per questo. Ma in fondo nessuno vuole essere amico di un rompiscatole!
Se devi fare commenti su una persona arrogante, falli solo con gli amici più fidati. Se verrà a sapere quello che pensi, inizierà una lite.
C’è sempre una buona possibilità che l’arrogante non capisca come mai a te non piace. Non far caso al suo comportamento scortese e riavvicinati per un po’, se proprio devi.
Per quanto tu voglia rimproverarli o dirgliene quattro, non lo fare! Non risolverà niente. Non iniziare un monologo sulla loro arroganza, dai solo una risposta veloce, che gli faccia capire che non gradisci la loro compagnia. Essere determinato non significa lanciare provocazioni, stai sul “chi va là”.
Sii più furbo di loro.
Se ti hanno pugnalato alle spalle, faglielo notare. Nessuno potrà tollerarlo, nemmeno i “migliori amici” della persona arrogante.
Non assecondare le loro visioni illusorie, lusingarli non serve a niente e attraverso il tuo comportamento falso alimenterai la loro visione distorta.
Ma non attaccare direttamente la loro intoccabile visione perfetta. Controbatti con qualcosa come “non sono d’accordo”, oppure “ho un’opinione diversa”. Potrebbero arrabbiarsi, ma ci sono meno possibilità che lo facciano.
Invece di dirgli “guarda le cose come stanno”, sostituiscilo con un “cosa te lo fa pensare? Perché hai questa opinione?”. A questo punto l’arrogante dovrà rispondere a una domanda diretta e relativa al discorso.
Per assurdo, se sarai tu a vincere la discussione, loro potranno iniziare a fare “le vittime” lamentandosi e cercando l’aiuto dei loro amici, e ovviamente cercando di farti passare male agli occhi degli altri.
Se l’arrogante fosse molto popolare nel gruppo, nel momento in cui giocherà la carta della vittima potrebbe fare terra bruciata attorno a te. Cerca sempre di gestire questo tipo di persone con diplomazia.
Ricordati che potrebbero nascondersi dei problemi psicologici dietro l’arroganza
(potrebbero avere problemi ad affrontare la realtà, perciò preferiscono vivere nella falsa proiezione che possono creare da soli). In alcuni casi potrebbe trattarsi di disturbi bipolari, disturbi borderline della personalità o fobia sociale. Potrebbero voler nascondere un passato di maltrattamenti, malattie o prepotenze subite. Alcuni non si rendono conto che questo atteggiamento li allontana dagli altri e impedisce loro di costruirsi dei veri legami d’amicizia. Fai attenzione a non etichettare velocemente una persona come “arrogante”, valuta attentamente il suo comportamento, la situazione, le circostanze della sua vita. A volte potresti sbagliarti nel pensare che tutti ce l’abbiano con te, cerca di capire la natura dell’atteggiamento che ti disturba. Fatti più furbo di loro.
Uno dei sintomi di un disturbo antisociale della personalità (come la psicopatia e la sociopatia) è proprio l’arroganza e la mancanza di rispetto per i diritti degli altri. Questo è l’aspetto più pericoloso degli arroganti. Se vivi a contatto con una persona di questo tipo, chiedi dei consigli.
Per questa ragione alcune persone arroganti diventano criminali.
(AA.VV.)