A Sumer il Matrimonio Sacro, l’unione tra i due amanti divini, veniva nello stesso tempo rappresentato e realizzato con una vera notte d’ amore tra il re del paese, nelle vesti di Dumuzi, e una sacerdotessa in quelle di Inanna.
La cerimonia notturna, che avveniva nella camera più riposta del tempio, era segreta e si svolgeva secondo un rituale tramandato fin dalla notte dei tempi.
Secondo quanto è riportato nel famoso poema L’ EPOPEA DI GILGAMESH, Isthar s’ innamorò di Gilgamesh e tentò di sedurlo, ma questi la respinse ed ella, furente d’ odio e di gelosia, gli lanciò una terribile maledizione che gettò l’ eroe nella pena e nell’ angoscia.
Alla dea Isthar furono intitolate le possenti e meravigliose mura di Babilonia, la cui fama circolò per tutto il mondo antico e si protrasse nei secoli. Si diceva che fossero inespugnabili e che la stessa dea, in tenuta da battaglia, sorvegliasse l’ ingresso principale alla città durante gli assalti o i preparativi di guerra.
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Nel 1995 vennero pubblicati sull’American Journal of Cardiology i risultati degli studi effettuati da un team di medici specialisti.
In sintesi, l’articolo riportava letteralmente quanto segue:
“Differenti emozioni influenzano sia il Sistema Nervoso Autonomo che l’equilibrio psicologico in misurabili diversi modi.”
Quindi, ma senza generalizzare, se si vuole preservare o curare il Sistema Nervoso Autonomo, o meglio, se si vuole evitare che siano disarmoniche le informazioni che il cervello invierà al cuore e in tutto il corpo, “la cura naturale” o “la prevenzione” sembrerebbe una sola: evitare di usare il cuore e il gioco è fatto!
In verità, la soluzione, cioè “la cura”, sta nel trovare il giusto equilibrio tra la mente ed il cuore, come insegnavano gli Antichi Maestri, facendo attenzione, però, a non sopprimere quest’ultimo, perché, se così fosse, nella vita presenterà inesorabilmente il suo conto.
Ci teniamo tutti a essere accettati, ma…
dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri,
anche se ad altri sembrano strani e inverosimili,
anche se il gregge può dire: “Dici baaalle!”
Come disse Frost:
“Due strade trovai nel bosco…
io scelsi quella meno battuta
ed è per questo che sono diverso…”
Io non ho mai aspirato “ai” libri, aspiro “al” libro.
Scrivo perché credo in “una” verità da dire.
Se e quando torno a scrivere
non è perché mi accorga di “altre” verità che si possono aggiungere,
e dire “in più”, dire “inoltre”,
ma perché sento qualcosa che continua a mutare nella verità.
Quel “qualcosa” esige che non si smetta mai di ricominciare a dirla.
Tutte le cose sono state già dette;
affinché l’ascolto “attecchisca” e “il seme germogli”,
occorre sempre ricominciare.
Assai diffuso tra i Fenici, era usuale anche tra gli Israeliti dell’epoca dei Giudici e in quella dei primi Re, come dimostrano molti nomi composti con Ba’al.
“Ba’al” significa anche “sposo”. Però il culto del “Ba’al del cielo”, venerato dai Cananei come il loro dio principale, e quello specialmente del Ba’al di Tiro (Melkart), rappresentò, dall’epoca di Elia, un grande pericolo per la purezza della fede di Iahweh, provocando la veemente condanna dei profeti, tanto ché l’uso di tale espressione, di per sé indifferente, fu bandito.
Per inciso, il nome Ba’al Zəbûl, Il signore della Soglia (dell’Aldilà), nella Bibbia viene nominato spesso spregiativamente, con un gioco di parole, come Ba’ al Zebub, “Il signore delle mosche”.
La variante Baalzebul del nome Ba’al è in effetti ampiamente attestata nella letteratura antica, ivi compreso il testo greco del Vangelo (Matteo, 10:25, 12:24-27 ecc.), e in Lingua ugaritica è attestato con l’espressione zbl b’l il cui significato è “signore della terra”.
Da Ba’al Zəbûl, a Belzebù il passo è breve.
Divinità ormai messa all’indice a favore del monoteismo ebraico, con il nome biblico Ba’ al Zebub (Belzebù in italiano) è entrato nella cultura cristiano-occidentale ed islamica come entità diabolica suprema: Beelzebub, uno dei “sette prìncipi dell’Inferno”.
È spesso identificato dalla tradizione cristiana con Satana, ma, in verità, i documenti storici ci dicono che in origine non era così.
Ba’al, sincretisticamente, proviene dal semitico Hadad, a sua volta proveniente dall’accadico Adad, la cui fonte primaria originaria è il sumero Ishkur, il dio degli uragani, tempeste, tuoni e pioggia.
Considerato tra le divinità principali del pantheon, della sua doppia valenza degli aspetti propri del dio, cioè la tempesta distruttrice e la pioggia fertile, è fatta citazione nel poema Atrahasis e nell’Epopea di Gilgamesh.
Cos’è l’AIDA?
Per molti è il titolo di una delle più belle opere del Maestro Giuseppe Verdi, ambientata in Egitto.
Bellissima opera anche sotto l’aspetto dei costumi e della scenografia.
Per pochi, però, questo termine rappresenta un acronimo, come W VERDI, che a metà del 1800, in quella che non era ancora l’Italia, era una maniera “subdola” per proteggersi dalle sanzioni degli invasori. L’acronimo storico, rivolto al grande Maestro emiliano, nascondeva un incitamento alla costituzione di un regno, quello d’Italia: W V_ittorio E_manuele R_e D’I_talia.
Ma l’acronimo oggetto di questo articolo ha un significato e una vibrazione molto, molto più bassa; fa parte del panorama “marketinghiano” e si presta moltissimo alla manipolazione delle menti: A = Attenzione I = Interesse D = Desidero A = Azione.
E se a esso si antepone la “P”, di “Paura”, il gioco è fatto; la tecnica di condizionamento delle masse acquisisce un’efficacia elevatissima!
Ma se ne sei a conoscenza il suo effetto è ZERO.
Usiamo la testa, non facciamocela usare!
Desidero mettere in luce un aspetto tanto inquietante quanto diffuso del quale siamo stati tutti, o quasi, vittime almeno una volta nella vita: la manipolazione.
Ogni giorno, purtroppo, molte persone subiscono le azioni di “abili manipolatori” che agiscono usando tecniche collaudate che provocano automatismi psicologici; azioni che inducono a comportamenti prevedibili e quindi utilizzabili, da chi le mette in atto, a proprio esclusivo vantaggio; le persone vittime di tali azioni sono il più delle volte ignare e inconsapevoli della loro condizione.
Prima di continuare, vorrei chiarire che le persone soggette a manipolazione sono persone qualsiasi, quindi, non sono predisposte o malate.
La persona manipolabile è uno di noi, potenzialmente ognuno di noi.
Chi non si è mai trovato con le spalle al muro, sorprendendosi ad aderire, sotto pressione, a campagne umanitarie spacciate come solidarietà, ma di dubbio valore e in odore di truffa? A comprare qualcosa che non gli serve? O magari ad approvare idee che non ha mai condiviso?
Molto utilizzata, in questi casi, è “la tecnica del consenso”: la tecnica che…
TI SPINGE A FARE/COMPRARE QUALCOSA PERCHÈ … “TANTISSIMI LO HANNO GIÀ FATTO!”
È una tecnica tanto diffusa quanto subdola!
Il manipolatore “manipola” le persone vicine: familiari, collaboratori, amici, ecc., cioè persone sulle quali ha influenza e, facendo leva su meccanismi psicologici propri dell’essere umano, fa in modo che esse agiscano a suo esclusivo vantaggio.
Lo stesso accade quando la manipolazione è diretta a persone lontane, verso platee sicuramente più vaste, per esempio nel caso della vendita di un prodotto: assistiamo quotidianamente a promozioni dove “tu saresti uno dei pochissimi” che ancora non ha comprato “quell’imperdibile oggetto” acquistato già da migliaia di persone.
La manipolazione è una pratica disonesta e moralmente discutibile perché usa la relazione tra individui per secondi fini, poco nobili. Ma se ne sei a conoscenza il suo effetto è ZERO.
Usiamo la testa, non facciamocela usare!
Un’altra tecnica della manipolazione si può rintracciare in atteggiamenti apparentemente “normali”.
Il manipolatore si finge “vittima”.
Il vittimismo e la mania di protagonismo vanno a braccetto!
Il manipolatore colpevolizza gli altri per azioni dirette contro la sua persona, semina zizzania, sottovaluta, cambia le sue idee e le sue posizioni “strategiche” quando, scoperte, vengono messe in luce.
Il manipolatore è indifferente alle esigenze degli altri, fa leva sulle emozioni, tende a screditare gli altri in prima persona o, abilmente, lo fa fare ai suoi collaboratori.
Il manipolatore nasconde sempre i suoi fini.
Il manipolatore non rispetta la persona, né tanto meno il suo pensiero, la sua volontà, i suoi interessi, e se lo facesse sarebbe solo apparenza.
Il manipolatore vittimista rispetta solo se stesso, usa senza scrupoli gli altri per raggiungere i propri scopi, manovrandone il comportamento.
Questi sono solo alcuni degli aspetti attraverso cui manipolazione e persuasione agiscono sulla sfera emotiva e decisionale dell’uomo. Ma se ne sei a conoscenza il suo effetto è ZERO.
Usiamo la testa, non facciamocela usare!